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Blancpain e il Fifty Fathoms, insieme per salvaguardare gli Oceani

La Giornata Mondiale degli Oceani è un appuntamento sempre più centrale nell’agenda di tutti coloro che hanno a cuore la salute del nostro pianeta, e la propria. La Maison di Le Brassus, fin dal lancio del suo iconico subacqueo Fifty Fathoms e, da circa un ventennio, attraverso l’attività del Blancpain Ocean Commitment, ha sempre lavorato con grande impegno e forti investimenti per proteggere una quota sempre maggiore di una risorsa tanto importante quanto ancora sconosciuta.

Oggi si celebra, per la diciannovesima volta, la “Giornata Mondiale degli Oceani”, appuntamento che segue la “Giornata Mondiale dell’Ambiente”, svoltasi il 5 giugno e precede la “II Conferenza degli Oceani”, prevista a Lisbona, dal 25 giugno al 1° luglio prossimi. Questo appuntamento fu istituito l’8 giugno del 1992 a Rio de Janeiro durante il Vertice sull’Ambiente e, dal 2008, è riconosciuta anche dalle Nazioni Unite. Nel 2009 c’è stata l’inaugurazione ufficiale con il tema “I nostri oceani, la nostra responsabilità”. In tal senso, durante ogni “edizione” viene affrontato un tema diverso e, negli ultimi anni, in virtù della stretta connessione tra ambiente e oceani, l’argomento si è sempre più avvicinato alla crisi climatica, andando a sottolineare quanto il nostro futuro dipenda dalle nostre scelte. Non a caso il sito del World Oceans Day recita così: One ocean, one climate, one future together. L’edizione 2022 del World Ocean Day vedrà come tema  “Rivitalizzazione: azione collettiva per l’oceano” con l’obiettivo di fare luce sulle comunità, le idee e le soluzioni che stanno lavorando insieme per proteggere e rivitalizzare l’oceano e tutto quel che sostiene. Vale la pena esplicitare alcune cifre per far comprendere la reale incidenza degli oceani sulla nostra vita e a non pensare che la loro salvaguardia sia un problema lontano dalla nostra quotidianità. Le acque degli oceani, infatti, ricoprono il 70% della superficie terrestre e il fitoplancton, presente in queste ultime, produce il 50% dell’ossigeno che respiriamo, attraverso la fotosintesi. Si stima che tra il 50 e l’80% di tutta la vita sulla Terra si trovi sotto la superficie degli oceani e che l’uomo ne abbia esplorato solo il 10%. Gli oceani rappresentano il 96% di tutta l’acqua sulla superficie terrestre (il resto è distribuito tra l’acqua dolce di fiumi, laghi e ghiacciai) e assorbono circa un terzo delle emissioni di CO2, che le attività umane riversano nell’atmosfera ogni anno, riducendo notevolmente l’impatto del suddetto gas sull’effetto serra e sul clima (mangrovie, posidonia e paludi riescono a contenere fino a cinque volte il carbonio immagazzinato nelle foreste tropicali). Gli oceani sono la nostra principale riserva di proteine e oltre 3 miliardi di persone dipendono da loro per la biodiversità e per il proprio sostentamento. Insomma, l’acqua oceanica è fonte di vita e ha un ruolo fondamentale nell’economia di intere nazioni (blue economy), stimato in 3.000 miliardi di dollari l’anno, ossia circa il 5% del prodotto interno lordo mondiale e dà lavoro a milioni di persone. Eppure, tutto ciò non basta, per impedire il depauperamento costante di questa straordinaria risorsa: 90% delle grandi popolazioni di pesci estinte, il 50% delle barriere coralline distrutte (a dimostrazione che i processi naturali non reintegrano quanto viene prelevato, attraverso la pesca e l’erosione degli habitat costieri, ad esempio) e, poi, la cosa più grave, 8 tonnellate di plastica gettate in mare ogni anno, a costituire l’80% di tutti i detriti marini, dalle acque superficiali ai sedimenti nei fondali marini. La plastica ha un impatto significativo sulla vita marina, e ci vogliono centinaia di anni prima che scompaia, non essendo un materiale biodegradabile: il World Economic Forum stima che entro il 2050 la plastica avrà superato, in peso, la fauna marina. 

Laurent Ballesta, biologo e fotografo sottomarino francese (a sinistra) e Marc Hayek, Presidente & CEO di Blancpain, in immersione durante la spedizione II del progetto Gombessa, nell’atollo di Fakarava, nella Polinesia francese, nel 2014.

In sintesi, le attività umane, compreso l’inquinamento, l’impoverimento delle quantità pescate e la perdita di habitat costieri, impattano sulla salute degli oceani per circa il 40%. Per salvaguardare i “polmoni del pianeta” e stabilizzare il clima, è basilare e improcrastinabile che il 30% delle terre, degli oceani e delle acque del nostro pianeta sia protetto entro il 2030, secondo quanto previsto dalla Dichiarazione di Kunming, che deve essere però ancora compiutamente finalizzata: ad oggi è tutelato solo il 7% dei mari. Sono più di 140 i paesi partecipanti all’attività di tutela degli oceani, impegnati nello sviluppo e ideazione di progetti globali per proteggerli. Ognuno di noi ha un suo ruolo, non deve stare a guardare, può fare qualcosa per interagire in modo sostenibile e prendersi cura dei “polmoni blu”, dei mari e delle risorse marine facendo in modo che flora e fauna marina sopravvivano e si riproducano garantendo la continuità delle specie. Un qualcosa che un’azienda sta facendo da moltissimi anni e da circa un ventennio in modo strutturato, continuativo ed organizzato. Stiamo parlando di Blancpain e del Blancpain Ocean Commitment.

Spedizione Gombessa IV, in Polinesia francese, passaggio degli squali grigi di barriera.

Il Blancpain Ocean Commitment (BOC)

Blancpain, attraverso il Blancpain Ocean Commitment (BOC) ha supportato, e sta sostenendo iniziative oceanografiche e partenariati con istituzioni molto importanti, a cominciare dalle spedizioni Pristine Seas, per continuare con il progetto Gombessa di Laurent Ballesta, la World Ocean Initiative organizzata da The Economist, fino alla Giornata Mondiale dell’Oceano, evento annuale sotto l’egida delle Nazioni Unite. Entrando nello specifico, l’iniziativa  Pristine Seas, sostenuta da Blancpain dal 2011 al 2016 a titolo di partner fondatore, ha come obiettivo l’esplorazione e la protezione di quelle rare regioni oceaniche che sono rimaste intatte: le spedizioni hanno stimolato la salvaguardia di aree marine negli Stati Uniti, in Cile, nel Gabon, in Kiribati, in Costa Rica, nella Polinesia francese, alle Seychelles, in Groenlandia settentrionale oltre che nelle regioni marittime che si estendono al largo della Patagonia in Sudamerica. 

Il progetto Gombessa di Laurent Ballesta, sub, biologo e fotografo sottomarino francese, è dedicato allo studio delle creature e dei fenomeni marini più rari e più difficili da osservare: ricordiamo che il nome del progetto è ispirato dalla denominazione del celacanto, un pesce preistorico considerato un fossile vivente – gli storici lo ritenevano estinto da 70 milioni di anni -, del quale Ballesta ha dimostrato l’esistenza durante la prima spedizione del 2013, nell’Oceano Indiano (Isole Comore). Ballesta e la sua squadra utilizzano, in immersione, riciclatori a circuito chiuso e a gestione elettronica con miscele di gas per poter raggiungere profondità estreme e raccogliere dati scientifici, eseguire fotografie e video unici. Ad oggi sono state realizzate sei spedizioni, tutte sostenute da Blancpain. Della prima abbiamo detto, mentre la seconda si è svolta nel2014 a Fakarava, nella Polinesia francese: l’intento era quello di far luce sull’enigmatica aggregazione delle cernie chiazzate (Epinephelus polyphekadion). La terza spedizione Gombessa ha visto, come scenario, l’Oceano Antartico, nel 2015 (riconosciuto ufficialmente come Oceano dalla National Geographic Society nel 2021), per condurre le prime misurazioni delle ricchezze dell’ecosistema marino, indebolito dal riscaldamento globale. Nel 2017, la quarta spedizione Gombessa ha riportato Ballesta in Polinesia francese per esaminare il comportamento predatorio di circa 700 squali grigi di barriera che popolano il passaggio sud dell’atollo di Fakarava. 

L’apeneista Gianluca Genoni, durante uno dei suoi innumerevoli record, prestigioso ambasciatore di Blancpain.

2018, progetto sperimentale di restauro dei coralli sull’Isola di Frégate nelle Seychelles, in collaborazione con Frégate Island Private e Coralive.org

La quinta spedizione si è svolta nel Mediterraneo, davanti alle coste francesi, per studiare, fotografare e far conoscere la ricchezza sottomarina di questo mare, ancora pieno di misteri: in questa missione è avvenuto il connubio tra l’immersione a saturazione e la suindicata immersione autonoma con riciclatori a circuito chiuso,  una tecnica inedita che ha permesso ai sub di accumulare un totale di 400 ore d’immersione in 28 giorni, nelle profondità fra i 65 e i 145 metri. In ultimo, ecco la sesta spedizione, avvenuta nel luglio del 2021 in Corsica, nel Parco marino naturale di Capo Corso e delle Agriate; il suo obiettivo è stato quello di svelare l’origine di uno fenomeno “misterioso”, localizzato nella zona nord-est dell’isola, ossia la presenza di migliaia di atolli coralligeni assolutamente circolari di circa 30 metri di diametro ciascuno, situati a 140 metri di profondità, la cui formazione dipenderebbe dall’emissione di gas o da affioramenti di acqua dolce. Ballesta e altri tre sommozzatori hanno vissuto, per venti giorni, all’interno di una stazione pressurizzata di 5 metri quadrati, in condizioni fisico-psicologiche decisamente al limite. 

Fra le altre iniziative a cui ha partecipato la Maison di Le Brassus citiamo, poi, nel 2013, “Oceans”, un’esposizione di fotografia sottomarina presso la sede dell’ONU a New York, nel contesto della Giornata Mondiale dell’Oceano: la presentazione, che comprendeva degli scatti realizzati da fotografi del progetto Edition Fifty Fathoms e immagini e video relativi alle spedizioni Pristine Seas e Gombessa, ha attirato più di 100.000 visitatori. L’attività a 360° del Blancpain Ocean Commitment prevede anche il patrocinio del World Ocean Summit, come accennato, in qualità di partner fondatore dell’evento organizzato da “The Economist”, fin dalla sua inaugurazione nel 2012. In tale contesto, Blancpain ha supportato la serie di film sugli oceani, “The Protectors”, il cui lancio, nel 2018, ha coinciso con l’evoluzione del summit in un progetto più ampio e ambizioso, la World Ocean Initiative: la serie illustra la passione di coloro che si confrontano con la biologia marina e racconta delle sfide che ci pone oggi l’esplorazione degli oceani nel mondo. Proseguiamo con il contributo della Maison al premio Hans Hass Fifty Fathoms Award, riconoscimento per i lavori eccezionali nel settore delle scienze oceanografiche, della fotografia subacquea e dell’innovazione tecnologica nell’ambiente sottomarino. Dal 2007, Blancpain è, inoltre, partner del campione di apnea Gianluca Genoni, suo ambasciatore: una collaborazione che ha consentito a Genoni di battere numerosi record e realizzare molte azioni di sensibilizzazione, oltre che fornire contributi fondamentali alla scienza medica grazie ai suoi esperimenti in condizioni estreme sotto i ghiacci e in mare. A tali partnership consolidate, si sono aggiunte iniziative mirate, quali, nel 2018, il progetto sperimentale di restauro dei coralli sull’Isola di Frégate nelle Seychelles, in collaborazione con Frégate Island Private e Coralive.org, oppure, nel 2020, il sostegno ad una prima missione dell’associazione ambientale Mokarran Protection Society, che ha avuto come obiettivo l’osservazione del comportamento del grande squalo martello allo stato selvaggio al fine di individuare e identificare la sua popolazione nelle acque polinesiane. 

Blancpain Fifty Fathoms Automatique, in titanio da 45 mm (15,4 mm di spessore), fon e corona a vite, impermeabile fino a 30 atmosfere; lunetta girevole unidirezionale, con anello blu graduato protetto  da vetro zaffiro bombato. Quadrante blu satinato al centro; indici geometrici luminescenti, alternati ai quarti a numeri arabi; sfere a gladio luminescenti e datario al 4/5. Calibro automatico di manifattura 1315. Cinturino NATO in tessuto blu.

Una delle barche appoggio di Oceana, la più grande organizzazione internazionale dedicata alla conservazione degli oceani, con cui Blancpain collabora dal 2020. 

Risale, infine, sempre al 2020, l’importante liaison esclusiva di Blancpain, per la durata di tre anni, con Oceana, la più grande organizzazione internazionale dedicata esclusivamente alla conservazione degli oceani. Ha osservato Andrew Sharpless, CEO di Oceana: “Ringraziamo Blancpain per il supporto. Il sostegno di Blancpain ci aiuterà a realizzare la gestione dei mari su basi scientifiche, combattendo la pesca eccessiva, l’inquinamento da plastica e la distruzione della biodiversità . Ciò si aggiungerà alle centinaia di vittorie della nostra policy e alle quasi 4 milioni di miglia quadrate di oceano protette. Insieme possiamo salvare gli oceani e nutrire il mondo.” La collaborazione ha già dato vita ad una spedizione all’Arrecife Alacranes,  nell’estate del 2021, una delle più grandi barriere coralline nel Golfo del Messico meridionale, dichiarata riserva delle biosfere dall’UNESCO e Parco Nazionale protetto dal governo messicano, perché habitat di oltre 500 specie di pesci e 34 specie coralline. 

Occorrono parecchie regole per proteggere l’habitat dalla pesca distruttiva e, durante la spedizione, Oceana e Blancpain hanno documentato l’attuale vita del reef e dell’ambiente marino con foto e video subacquei, effettuando l’analisi del DNA e impiegando la tecnica del fotomosaico tridimensionale. “Blancpain è entusiasta di questa partnership con Oceana, che ha dimostrato un rimarchevole impegno nella protezione e il recupero degli oceani,” ha affermato Marc A. Hayek, Presidente & CEO di Blancpain. “Sono davvero convinto che la protezione del mondo sottomarino si possa realizzare solo attraverso un pubblico informato. Suscitare consapevolezza per questi obiettivi attraverso il supporto di progetti scientifici è una parte fondamentale del Blancpain Ocean Commitment.” Ricordiamo, peraltro, che Oceana ha annunciato la partnership con Blancpain in occasione dell’annuale gala a New York, durante il quale sono stati raccolti oltre 1.2 milioni di US$ per la conservazione degli oceani. 

Isola di Pangatalan, nelle Filippine, intorno alla quale, grazie alla collaborazione tra Blancpain e la Sulubaaï Environmental Foundation, si stanno creando tre Aree Marine Protette, per un totale di 150 ettari.

Mangrovie e meduse nella baia di Shark Fin, intorno all’isola do Pangatalan, nelle Filippine.

Lungo la barriera corallina nelle Filippine,  al fine di restaurare il naturale habitat, ecco il risultato dopo 4 anni dall’impianto di una struttura artificiale per la rinascita dei coralli.

BOC, iniziative 2022

Lo scorso marzo Blancpain ha svelato altre tre partnership funzionali alla cura e alla salvaguardia fisica e d’immagine degli oceani, a partire da quella con PADI (Associazione Professionale degli Istruttori di Immersione), la più grande organizzazione di istruzione subacquea, finalizzata a dare un forte contributo per il succitato obiettivo della protezione del 30% degli oceani entro il 2030. Ha sottolineato Drew Richardson, Presidente e CEO di PADI Mondo: “La protezione degli oceani non è solo il nucleo della nostra etica, ma è fondamentale per la nostra sopravvivenza. Il mondo si deve unire e prendere coscienza delle dimensioni della crisi in cui versa l’universo sottomarino, così come dell’immensa opportunità che abbiamo per cambiare le cose. Siamo fieri di lavorare a fianco di un partner di rilievo, che condivide la nostra visione ottimista del futuro e s’impegna nell’incoraggiare le comunità nel mondo a unirsi a noi e salvare gli oceani.” La finalità è ambiziosa, prevede un investimento pluriennale di diversi milioni di dollari ed è legata ad un programma scientifico di iniziativa civica, chiamato “Adopt the Blue”: attraverso l’attivazione di 6.600 centri di immersione PADI riconosciuti e il contributo di milioni di sub PADI, “Adopt the Blue” ha l’ambizione di sviluppare la più grande rete di Aree Marine Protette del mondo. Verrà, poi, creato un fondo comunitario Blancpain/PADI che servirà a finanziare le maggiori iniziative di conservazione degli oceani realizzate dalle comunità locali. Il successo dell’implementazione delle aree marine protette è fondamentale per la salute dell’ecosistema più importante del mondo. È dimostrato che le AMP hanno la capacità di ristabilire la biodiversità, costruire la resilienza al cambiamento climatico e ristabilire le popolazioni di specie vulnerabili. 

Nella stessa ottica s’inquadra il partenariato fra Blancpain e la Sulubaaï Environmental Foundation, contestualizzato nell’ambito del Blancpain Ocean Commitment. Attraverso il progetto Sea Academy, infatti, Blancpain e la fondazione Sulubaaï cercano di contribuire alla creazione di un modello di zone marine protette su scala umana, della cui gestione e conservazione si fanno carico direttamente le comunità locali nelle Filippine. Queste isole comprendono una superficie di barriera corallina fra le più ampie del mondo, essendo situate all’interno del triangolo del corallo, ed ospitano l’80% delle specie di corallo di tutto il mondo. L’idea si distribuisce su diversi obiettivi: sviluppare tre AMP, per un totale di 150 ettari,  nella baia di Shark Fin, intorno all’isola di Pangatalan; restaurare l’habitat corallino, con l’installazione di 800 strutture artificiali, sulle quali impiantare dei frammenti di corallo; sensibilizzare e formare bambini e adulti nei villaggi circostanti, oltre che degli studenti delle due università di Palwan; comunicare su scala nazionale e internazionale per sensibilizzare al massimo sul tema. 

Collaborazione tra Blancpain e la Biopixel Oceans Foundation, e con la società di produzione multimediale Biopixel: al centro vi è la documentazione fotografica e video dello stato di salute della Grande Barriera Corallina nell’Australia nord-orientale. Le ricerche scientifiche della Biopixel Oceans Foundation, analizzano i movimenti degli animali marini, come squali e mante.

La terza collaborazione del BOC dell’anno, è quella con l’australiana Biopixel Oceans Foundation e con la società di produzione multimediale Biopixel e pone al centro dell’interesse la salute e la sopravvivenza della Grande Barriera Corallina. Blancpain sostiene le attività di Biopixel su due fronti: da un lato la ricerca scientifica per scoprire di più su certe specie e influenzare le decisioni per la loro conservazione, dall’altro la produzione di una serie di film incentrati sulle personalità che dedicano la loro vita alla protezione e alla salvaguardia della Grande Barriera Corallina (2.300 km di lunghezza, situata al largo della costa del Queensland, nell’Australia nord-orientale). Le ricerche scientifiche della Biopixel Oceans Foundation, guidate dai biologi marini Richard Fitzpatrick e Adam Barnett, analizzano i movimenti degli animali marini, come squali e mante, fra le aree protette e le zone a rischio e studiano il comportamento degli squali e della vita marina rispetto alle interazioni dell’uomo. Il pubblico può seguire diversi di questi animali online in tempo reale e osservare il loro viaggio attraverso la Grande Barriera Corallina, come quello dei due squali balena chiamati affettuosamente Blancpain & Fifty Fathoms. Parallelamente alle attività di ricerca della fondazione, Biopixel realizza immagini accattivanti in alta definizione che consentono al pubblico di scoprire la bellezza degli ecosistemi marini e comprendere l’importanza della loro protezione. Ogni episodio sarà costruito intorno a immagini sottomarine spettacolari: le serie dovrebbero essere pronte per il lancio nel corso dell’ultimo trimestre 2022. Insomma, l’impegno della Maison in favore dell’esplorazione e della preservazione degli oceani è veramente straordinario, ma tutto ciò non sarebbe mai potuto divenire realtà se, nel 1953, non fosse venuta alla luce una leggenda dei mari, il Fifty Fathoms. 

Blancpain Fifty Fathoms Automatique in titanio da 45 mm, nella versione con anello della lunetta e quadrante nero.

 

Fifty Fathoms, la sua unicità 

Robert “Bob” Maloubier, agente segreto del British Special Operations Executive durante la Seconda Guerra Mondiale, a partire dal 1952, assieme al tenente di vascello Claude Riffaud, fondarono i “Nageurs de Combat”, un corpo elitario delle Forze Navali Francesi e, tra le altre vicissitudini, si dedicarono alla ricerca di un orologio adatto per le loro spedizioni subacquee, non trovando, però, nessuna azienda che soddisfacesse le loro esigenze. Proprio allora vennero a sapere che il Direttore di una Casa orologiera svizzera denominata Blancpain, Jean-Jacques Fiechter, esperto subacqueo, stava testando un nuovo modello di orologio durante le sue immersioni nel sud della Francia ed entrarono in contatto con lui. Maloubier, scomparso nell’aprile del 2015 a 92 anni, raccontava così quei momenti: “Alla fine c’era una piccola Casa di orologi, Blancpain, che accettò di sviluppare il nostro progetto, che prevedeva un orologio con quadrante nero, grandi numeri e indicazioni chiare usando triangoli, cerchi e quadrati, nonché una ghiera girevole esterna che riproponesse gli indici del quadrante. All’inizio di un’immersione volevamo posizionare la ghiera di fronte alla lancetta dei minuti in modo da poter leggere il tempo trascorso. Desideravamo, in effetti, che ciascuno dei marker fosse chiaro come una stella per un pastore”. Blancpain seguì alla lettera queste indicazioni (alle quali vanno aggiunti, chiaramente, l’impermeabilità e l’impiego di un meccanismo automatico)  e, nel 1953, presentò ai francesi uno strumento che rispettava tutte le norme da loro definite, per sottoporlo agli opportuni test. Evidentemente, li superò senza problemi, divenendo un elemento essenziale nell’equipaggiamento dei sommozzatori da combattimento delle forze armate francesi e, in seguito, di altre Marine in tutto il mondo. Si trattava del Fifty Fathoms, la cui impermeabilità era assicurata fino a 91,45 m, ossia, per l’appunto 50 braccia (un braccio è equivalente a 6 piedi, ossia 1,8288 metri). 

Attraverso il vetro zaffiro integrato sul fondello serrato a vite del Blancpain Fifty Fathoms Automatique, è possibile osservare il calibro automatico di manifattura 1315, da 13’’’ (spessore di 5,65 mm), scorrente su 35 rubini e operativo a 28.800 alternanze/ora;  dispone di spirale in silicio su bilanciere a regolazione inerziale ed è dotato di tre bariletti in serie a garanzia di una riserva di carica di 5 giorni.

In omaggio a quei momenti pionieristici ed entusiasmanti, sono senz’altro indicative le essenziali versioni automatiche attuali, come quella in titanio da 45 mm (15,4 mm di spessore), impermeabile fino a 30 atmosfere: la lunetta girevole unidirezionale è completata da un anello nero graduato protetto  da vetro zaffiro bombato (innovazione presentata dalla Maison nel 2003). Gl’indici geometrici luminescenti, su fondo nero satinato circolare (mentre al centro la finitura è soleil), si alternano ai quarti a numeri arabi e sono percorsi da sfere a gladio, a loro volta luminescenti (il datario è al 4/5). Il Fifty Fathoms Automatique è animato dal  calibro automatico di manifattura 1315 – visibile attraverso il vetro zaffiro integrato al fondello chiuso a vite -, da 13’’’ (spessore di 5,65 mm), scorrente su 35 rubini e operativo a 28.800 alternanze/ora e dispone di spirale in silicio su bilanciere a regolazione inerziale: è dotato di tre bariletti in serie a garanzia di una riserva di carica di 5 giorni. Il cinturino è in tela vela, nero, con fibbia déployante in titanio; riprende i colori del mare la versione Automatique con quadrante, lunetta e cinturino blu. 

Questa è la bellezza dell’acqua, capace di associare il blu al nero della profondità, oppure al beige sabbia di un’area desertica, magicamente percorsa nelle sue viscere da un fiume sottomarino. Il Fifty Fathoms racconta tutto ciò da quasi 70 anni e Blancpain vorrebbe continuare a farlo per tanto tempo ancora, accompagnando la bellezza del mondo sommerso, ancora tutto da scoprire.


Da circa 25 anni, giornalista specializzato in orologeria, ha lavorato per i più importanti magazine nazionali del settore con ruoli di responsabilità. Freelance, oggi è Watch Editor de Il Giornale e Vice Direttore di Revolution Italia

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