Gli appassionati ricorderanno senz’altro, nel maggio del 2019, un prototipo di Seamaster Planet Ocean Ultra Deep Professional, di Omega, raggiungere in perfetta efficienza i 10.935 metri della Fossa delle Marianne, nell’Oceano Pacifico, accompagnando la spedizione guidata dall’esploratore Victor Vescovo. Quel modello ha costituito un laboratorio per la messa a punto di una collezione “di serie” Seamaster Planet Ocean Ultra Deep, capace di un’impermeabilità fino a 6.000 metri, realizzata in O-MegaSteel, lega d’acciaio brevettata dalla Casa di Bienne, e in titanio grado 5.
Victor Vescovo – texano, ufficiale della US Navy in congedo, pilota d’aerei militari e sottomarini, affermato manager di private equity nei settori aerospaziale ed elettronico –, a partire dal dicembre del 2018 fino all’agosto del 2019, in veste di esploratore al servizio della scienza e del pianeta, ha ideato e completato il progetto Five Deeps Expedition, a bordo del suo sottomarino DSV Limiting Factor da 12 tonnellate e 48 milioni di dollari, nell’ambito del quale ha raggiunto i cinque punti più profondi della Terra, ossia: il Molloy Deep (Oceano Artico, 5.670 metri), il Brownson Deep (Oceano Atlantico, Puerto Rico Trench, 8.376 metri), il Meteor Deep (Oceano Antartico, South Sandwich Trench, 7.434 metri), l’Horizon Deep (Sud-Ovest dell’Oceano Pacifico, Tonga Trench, 10.823 metri), per concludere, evidentemente, con il Challenger Deep (Oceano Pacifico, Mariana Trench, ad est delle Isole Marianne, 10.935 metri). Quest’ultimo, come noto è il punto più profondo della Terra, “toccato” da Vescovo in due successive missioni, tra la fine di aprile e l’inizio di maggio del 2019. Un’impresa che ha visto la partecipazione, al fianco di Vescovo, di Omega, che ha messo a disposizione la sua grande esperienza e know-how orologiero, elaborando un modello straordinario, testato per resistere fino a 15.000 metri, ossia oltre 4.000 metri più del Challenger Deep…: si tratta del Seamaster Planet Ocean Ultra Deep Professional. L’eccezionalità di questa realizzazione è stata testata, per l’appunto, durante la discesa di Vescovo negli abissi della Fossa delle Marianne, declinandola su tre prototipi: due fissati sulle braccia robotiche del Limiting Factor pilotato da Vescovo (sono rimasti in immersione per 12 ore), mentre il terzo è stato collocato su uno dei tre “Lander” preposti alla raccolta dei campioni per le analisi scientifiche, sul quale è rimasto per 48 ore, tornando in superficie perfettamente funzionante. E dire che, fino a quel momento, il modello subacqueo più performante di Omega era il Seamaster Ploprof 1.200M.
Come accennato, la Maison di Bienne ha studiato funzionalità e tolleranze dell’orologio, per essere sicura del risultato, aggiungendo un margine di sicurezza del 25% a livello di resistenza, dunque, testata fino a 1.500 atmosfere di pressione: un accorgimento adottato anche sui nuovi Seamaster Planet Ocean Ultra Deep, “di serie”, come vedremo più avanti. Sintetizzando velocemente le caratteristiche dell’Ultra Deep Professional, in titanio grado 5, esso ha un diametro di 55 mm, uno spessore di poco inferiore ai 28 mm e un’altezza del vetro zaffiro, dal design a tronco di cono – in sezione -, nell’intorno dei 10 mm, in grado di sopportare, ad una profondità di circa 11 chilometri, una pressione di ben 16 tonnellate: a tal fine, Omega ha ideato un incasso tronco-conico, impiegando il Liquidmetal® in luogo della consueta guarnizione polimerica, per integrare il vetro con una giunzione a caldo brevettata e garantire un montaggio solido, ma flessibile, dello zaffiro sulla cassa. Corona e fondello sono evidentemente assicurati a vite e le anse “a manta” (per la particolare conformazione ripresa dalle pinne cefaliche dei noti pesci cartilaginei), integrate alla cassa e lasciate aperte, permettono ad orologio e cinturino, in poliammide con chiusura in velcro (derivato da quelli utilizzati dalla Maison per le missioni spaziali Apollo), di sopportare meglio i carichi di trazione elevatissimi alle profondità oceaniche. Omega ha voluto essere al top anche nel meccanismo, il calibro automatico di manifattura, Co-Axial 8912 (lo stesso usato nel Ploprof 1.200M), 39 rubini, con bilanciere a spirale libera in silicio (Si14) oscillante a 25.200 alternanze/ora, due bariletti montati in serie, massa oscillante bi-direzionale, riserva di carica di 60 ore, sistema antiurto Nivachoc. Certificato Master Chronometer, unitamente all’orologio, secondo i rigidi criteri METAS (tra cui la resistenza a campi magnetici fino a 15.000 Gauss), questo calibro è stato confermato anche sui nuovi, succitati Seamaster Planet Ocean Ultra Deep – con rotore e ponte del bilanciere rodiati, ponti rifiniti a Côtes de Genève rabescato, viti/bariletti/bilanciere bruniti –, lanciati lo scorso 7 marzo, il cui sviluppo è cominciato subito dopo l’eccezionale record ottenuto da Vescovo. In quell’occasione, il CEO di Omega Raynald Aeschlimann ebbe modo di sottolineare: “L’Ultra Deep Professional non sarà un fenomeno isolato. La tecnologia impiegata nel produrlo, verrà adattata per successivi esemplari professionali”.
E, come sua consuetudine, è stato di parola, trasformando un talking piece in una vera e propria collezione, disponibile al pubblico. Questo ha comportato una scelta dimensionale più contenuta, da 45,5 mm di diametro, con lo spessore ridotto a 18,12 mm e il dato d’impermeabilità “abbassato” a 600 atmosfere, cioè a dire alla profondità di 6.000 metri. Anche in questo caso, comunque, l’aspetto che maggiormente salta all’occhio, come, peraltro nel caso dell’Ultra Deep Professional, è l’assenza della valvola per la fuoriuscita dell’elio, un qualcosa che appare impensabile. Infatti, sull’Ultra Deep di serie non è stata adottata la stessa soluzione illustrata poc’anzi per l’eccezionale prototipo ma, a motivo di una configurazione commerciale dell’orologio e, dunque, potenzialmente soggetto a interventi del Centro Assistenza, si è pensato ad un nuovo design tecnico del modello “diver”, in modo da posizionare in modo efficace una guarnizione in cristallo tra il vetro zaffiro e il corpo-cassa: soluzione che ha determinato la richiesta di uno dei quattro brevetti “pending” sulla collezione Seamaster Planet Ocean Ultra Deep.
Gli altri tre sono relativi: alla forma del vetro zaffiro, non piatta, e dallo spessore di “soli” 5,2 mm, in grado di sopportare fino ad una pressione di 7,5 tonnellate a 6.000 metri (il processo che sovrintende alla produzione del vetro zaffiro è chiamato EFG, acronimo di “Edge defined Film fed Growth”, il che dà luogo a una lastra priva d’impurità e, dunque, funzionale a garantire la sopraindicata resistenza); alla corona a vite, della quale, per adattarsi alle nuove curvature degli “scassi” interni e resistere al meglio agli stress, è stata modificata la forma; al fondello, composto da un bordo ondulato in O-MegaSteel (lega d’acciaio inossidabile ad elevate performance sulla quale torneremo tra poco) che, abbinato al medaglione centrale in titanio grado 5, provvede a serrare a vite l’insieme (il suddetto medaglione è inciso al laser con l’emblema del Sonar e con diverse iscrizioni, tra le quali “Master Chronometer”, “Co-Axial”, “Diver’s Watch 6000 m” e “For Saturation Diving”). Quest’ultima soluzione è applicata per le sei varianti in O-MegaSteel, mentre per l’unica versione in titanio grado 5, anche l’anello periferico è nel suddetto materiale. Nel dettaglio, l’O-MegaSteel, è una lega che la Maison di Bienne ha messo a punto per ottenere, rispetto alle più accreditate tipologie di acciaio usate nell’industria orologiera, una maggiore resistenza, una tonalità che vira maggiormente verso il bianco, una lucentezza superiore e un’elevatissima resistenza alla corrosione. A titolo esemplificativo e squisitamente tecnico, il limite di tensione interna o elasticità dell’O-MegaSteel è di 560 megapascal, mentre quello della acciaio 316L è di 230, superiore al dato dell’acciaio 904L, pari a 220 megapascal (da considerare che il valore associato al titanio è di 800/900 megapascal). Inoltre, in termini di durezza, l’O-MegaSteel misura 300 Vickers, l’acciaio 316L 200, mentre il 904L, 175 Vickers. Sulle versioni in O-MegaSteel, la ghiera girevole unidirezionale è nello stesso acciaio con anello in ceramica lucida definita da una scala graduata in Liquidmetal (punto a ore 12 con emissione luminescente verde); nell’esemplare in titanio, la ghiera è in titanio grado 5, con anello in ceramica nera spazzolata e scala graduata in Liquidmetal. Per concludere sull’impianto strutturale dell’Ultra Deep, le varianti in O-MegaSteel prevedono anse tradizionali, mente sull’esemplare in titanio, la Maison ha mantenuto le emblematiche anse “manta” e la cassa asimmetrica dalle linee aerodinamiche, chiari richiami al modello Ultra Deep Professional originale. In quanto ai quadranti, sulle versioni in O-MegaSteel, è possibile scegliere tra il colore bianco o con effetto sfumato che va dal grigio al nero o dal blu al nero, a finitura lucida e con lancette a freccia e indici (alternati a numeri arabi ai quarti) in oro bianco. Ciascun modello è corredato da un cinturino in caucciù o da un bracciale in O-MegaSteel: il primo presenta una struttura tecnica a muta sul lato superiore, mentre il secondo è dotato di fibbia déployante allungabile brevettata Omega con regolazione complementare (in 6 posizioni su 9,7 mm) ed estensione subacquea (2 x 11,8 mm).
Sul modello in titanio, invece, è stato scelto un cinturino Nato a righe ciano e nero, realizzato con filo di poliammide interamente proveniente da reti da pesca riciclate, e corredato da passante e da una fibbia in titanio grado 5; sotto al vetro zaffiro bombato, il quadrante è realizzato in titanio ceramizzato nero, con i numeri in ciano e la lancetta centrale dei secondi sfumata in blu. Ricordiamo, infine, che la dicitura “For Saturation Diving”, presente sul fondello, indica che il segnatempo soddisfa lo standard ISO 6425, previsto per orologi subacquei da immersioni in saturazione (si tratta di 9 test molto severi, l’ultimo dei quali è quello che giustifica l’assenza della valvola per la fuoriuscita dell’elio) e che, ovviamente, l’orologio è certificato Master Chronometer dall’ente indipendente svizzero METAS.
Da circa 25 anni, giornalista specializzato in orologeria, ha lavorato per i più importanti magazine nazionali del settore con ruoli di responsabilità. Freelance, oggi è Watch Editor de Il Giornale e Vice Direttore di Revolution Italia
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