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A proposito di Nomos Glashütte, brilla la classicità del Ludwig

Riprendiamo a parlare della Casa sassone sulle “colonne” di questo sito, ripartendo dalla sua storia e dalla sua rapida evoluzione in manifattura, in tal senso, focalizzando sullo Swing System Nomos, sul dispositivo di ricarica automatica e di regolazione rapida della data. Infine, luci sull’ultima versione da 33 mm del Ludwig, il modello che strizza l’occhio ai sempre più apprezzati stilemi dell’orologio classico.      

Il 9 novembre 1989, dopo diverse settimane di disordini pubblici, il governo della Germania Est annunciò che le visite in Germania e Berlino Ovest sarebbero state permesse. Era l’inizio del nuovo corso della Germania, finalmente unita e il crollo di un simbolo di divisione e orrori. La riunificazione avvenne l’anno successivo e, per quanto concerne l’orologeria, la straordinaria ed unica tradizione sassone avviata da Ferdinand Adolph Lange in quel di Glashütte, e proseguita da Julius Assmann e Alfred Helwig, venne fuori dalle spire deleterie della nazionalizzazione, rialzò la testa e cominciò a scrivere un nuovo capitolo della sua storia, mai, comunque, dimenticando il suo passato, quello virtuoso, antecedente il 1945. La prima azienda cronologicamente protagonista di questo new deal fu Nomos Glashütte, registrata da Roland Schwertner nell’aprile del 1990, addirittura prima della rinascita di A. Lange & Söhne, avvenuta il 7 dicembre dello stesso anno (esattamente 145 anni dopo l’avvio dell’attività da parte del fondatore Ferdinand Adolph). Una primogenitura importante, cominciata in un appartamento e con la collaborazione di soli tre orologiai. Ben chiaro da allora, comunque, un concept del segnatempo profondamente improntato al design, soprattutto quello riferito al Bauhaus, ma ancor di più, alla Deutscher Werkbund, associazione fondata a Monaco di Baviera nel 1907, il cui scopo era la migliore armonizzazione fra cultura artigianale e metodologie industriali. I

primi modelli Nomos Glashütte hanno visto la luce nel luglio del 1992 e, da quel momento, la Casa si è imposta su scala internazionale, nell’ambito del segnatempo meccanico d’indiscutibile qualità, nel cuore della più pura tradizione sassone, divenendone il maggior fabbricante  di tutta la Germania. Oggi, a Glashütte, operano 260 dipendenti, distribuiti su tre siti: ex stazione ferroviaria del paese (amministrazione, logistica, magazzino e spedizioni); divisione di produzione e assemblaggio nel vicino quartiere di Schlottwitz; Nomos Chronometrie, a Glashütte, reparto di ricerca e sviluppo, lavorazione di precisione e pre-assemblaggio componenti dei meccanismi di manifattura. A Berlino, si trova lo studio di design, il Berlinerblau: qui, si svolge il lavoro creativo, di branding e di progettazione, in virtù di un team dinamico di circa 40 persone, che ha generato più di 140 riconoscimenti per il design, la gestione del marchio e la qualità: sono 13 le collezioni in catalogo per un totale di 100 varianti, comprese, in media, fra i 1.000 e 4.000 euro al pubblico. Le fonti d’ispirazione sono chiaramente individuabili, come accennato, nelle scuole del Bauhaus e di Ulm, ma vi è un’intelligente apertura verso qualificate e prestigiose professionalità esterne, come Mark Braun e Werner Aisslinger. 

L’Headquarter di Nomos Glashütte, presso l’ex stazione ferroviaria di Glashütte, nel quale si svolgono le funzioni di amministrazione, logistica, magazzino e spedizioni.

In quest’immagine la Nomos Chronometrie, ubicata a Glashütte, sito in cui la Casa sassone svolge ricerca e sviluppo, lavorazione di precisione e pre-assemblaggio componenti dei meccanismi di manifattura  (curvatura spirali e assemblaggio bilanciere-scappamento, tra l’altro).

Dipartimento in cui si assemblano i dispositivi complicati che, per Nomos Glashütte, devono essere sempre rigorosamente funzionali, non fini a se stessi, nel rispetto di una filosofia creativa che affonda le sue radici nella scuola del Bauhaus. 

Il team di designer interviene su tutto, orologi e suoi accessori, secondo una filosofia purista, funzionale, ma leggera.  Sotto il profilo tecnico, Nomos Glashütte sviluppa e produce i propri calibri in-house. L’azienda è riconosciuta nell’universo delle lancette, in particolare, per i suoi movimenti a carica manuale  (attualmente ne ha sei in portafoglio: Alpha, DUW 4101, DUW 4301, DUW 4401, DUW 2002, DUW 1001). Ad essi, negli anni, si sono aggiunti altri sette calibri, ma a carica automatica (a partire dal 2005, data in cui, dopo il lancio del calibro Epsilon, montato sul Tangomat, Nomos Glashütte ha cominciato a produrre autonomamente i propri movimenti), precisi e sottili, una caratteristica, questa, considerata imprescindibile dalla Casa sassone. Li citiamo tutti: Epsilon, DUW 5201, Zeta, DUW 5101, DUW 5001, DUW 3001 e DUW 6101. Nel nome di dieci movimenti, tra manuali e automatici, troviamo, a partire dal 2014, l’acronimo DUW, ossia “Deutsche Uhrenwerke”, a sottolineare le competenze di Nomos Glashütte in qualità di produttore indipendente fedele alle regole dell’arte orologiaia di Glashütte: la Casa, infatti, produce il 95% delle componenti dei “propri” meccanismi in-house (si rivolge a produttori esterni riguardo ai rubini e, per la parte strutturale ed estetica, alle casse, ai quadranti, ai vetri e ai cinturini). Focalizziamo, ora, l’attenzione sull’ultimo arrivato, il calibro automatico DUW 6101, presentato nel 2018, sulla base del DUW 3001, denominato Neomatik (2017, innovativo meccanismo automatico ultrapiatto, sviluppato su di uno spessore di soli 3,2 mm), aggiungendovi il datario. Strutturato, come da tradizione sassone, su platina a tre quarti, e regolato in 6 posizioni, il meccanismo include importanti brevetti, primo fra tutti, il sistema di scappamento sviluppato da Nomos Glashütte nel 2014 (7 anni e 11,4 milioni di euro d’investimento), con il sostegno dell’Università Tecnica di Dresda, chiamato Swing System Nomos, con spirale temperata di colore blu: ha prodotto interessantissimi risultati cronometrici, ed è studiato per essere integrato su calibri decisamente piatti. Una spirale più sottile ha imposto l’aumento di efficienza dei calibri che impiegano lo Swing System, di oltre il 94%, e la perdita d’energia effettiva dovuta alla frizione è pari a solo il 5,8%. Il bilanciere viene equilibrato, in termini d’inerzia, mediante quattro fresature sulla corona esterna, ed è abbinato alla spirale (la cui curvatura terminale viene effettuata in-house) in funzione dell’elasticità di quest’ultima: sono individuate, in tal senso 40 classificazioni, in modo tale da far interagire il bilanciere con la “sua” spirale a garanzia del migliore isocronismo (per ottimizzare gli attriti, i rubini delle palette dell’ancora sono fissati, mediante una gommalacca particolare, denominata Shellac, a diverse profondità a seconda del calibro, a configurare tre tipologie di interazione con i denti della ruota di scappamento). 

 

 

Calibro DUW 6101, da 15 1/2’’’ (27 rubini, 42 ore di riserva di carica), in cui si nota la platina a tre quarti, e il ponte passante del bilanciere, per assicurarne una maggiore stabilità: lo spessore è di 3,6 mm ed il sistema di ricarica automatica (rotore bidirezionale), denominato Neomatik, è ultrapiatto ed estremamente performante (la rotazione della massa oscillante è ridotta ad un angolo di 10° al fine di ottimizzarne l’efficienza nella ricarica). 

Bilanciere e spirale del dispositivo di scappamento Swing System di Nomos Glashütte, prima dell’assemblaggio. Spicca la spirale temperata di colore blu. La sua interazione con la ruota di scappamento e l’ancora – con palette in rubino -, determina una perdita d’energia effettiva dovuta alla frizione di solo il 5,8%.

Ruota della data (molto ridotta nelle dimensioni rispetto all’usuale ruota “24 ore”), sulla quale e stata posizionata una camma di programmazione (a forma di triangolo dai bordi arrotondati), all’interno di una leva a semicerchio con dito d’ingaggio: questo sistema compie 4 rotazioni in un’ora, al fine di aumentare la velocità d’interazione con i denti del disco del datario e incrementare la precisione del cambio data alla mezzanotte. Un sistema di sicurezza impedisce la regolazione manuale della data 45 minuti prima e dopo la mezzanotte.

Il meccanismo del datario (sistema slittante che controlla una doppia ruota dentata) permette di regolare velocemente la data, sia in avanti che indietro, di più di due settimane con poche rotazioni della corona (mezza rotazione, uno scatto data): ciò avviene in virtù di una ruota a stella a 5 punte che, estraendo la corona in seconda posizione, è attivata dalla suddetta doppia ruota dentata e ingaggia i denti interni del disco del datario.

Il pignone coassiale alla ruota di scappamento è stato ridisegnato nello spessore per contenere l’altezza del meccanismo (il calibro DUW 6101, misura 15 ½’’’ di diametro – 35,2 mm – e soli 3,6 mm di spessore). Simili operazioni, all’interno della Nomos Chronometrie sono effettuate con il supporto di macchinari sviluppati in-house. Ulteriori brevetti riguardano il sistema di ricarica derivante dal rotore e fondato su di una ruota a doppio cricchetto (quando viene raggiunta la massima carica – circa 42 ore -, ad evitare tensioni dannose ed usura sulla molla del bariletto, entra in gioco il blocco del rotore di Nomos), rivisto in termini spaziali e funzionali e, soprattutto, il datario. Il disco relativo si trova in corrispondenza del margine esterno del quadrante, è montato su rubini (applicati a mano, come quelli relativi alla ruota di scappamento), ed incornicia il calibro e a garanzia del massimo grado di libertà nell’ideazione della grafica dell’orologio. Il meccanismo del datario permette di regolare velocemente la data, sia in avanti che indietro, di più di due settimane con poche rotazioni della corona: ciò avviene in virtù di una ruota a stella a 5 punte che, estraendo la corona in seconda posizione, ingaggia i denti interni del disco del datario. Il salto data, semi-istantaneo alla mezzanotte, è determinato da una ruota ridotta nelle dimensioni, sopra alla quale e stata posizionata una camma di programmazione (a forma di triangolo dai bordi arrotondati), all’interno di una leva a semicerchio con dito d’ingaggio: questo sistema compie quattro rotazioni in un’ora, al fine di aumentare la velocità d’interazione con i denti del disco del datario e incrementare la precisione del cambio data alla mezzanotte. Tra i modelli che impiegano il calibro DUW 6101, segnaliamo l’Autobhan, in acciaio da 41 mm – disegnato dal noto product designer tedesco Werner Aisslinger -, caratterizzato dalle barre centrali a semicerchio luminescenti e dall’apertura allungata del datario al 6 – a configurare un contachilometri -, nonché da un concept di minimalismo tridimensionale veramente d’effetto. Indichiamo, poi, l’Orion Neomatik da 41 mm, il Tangente Neomatik 41 Update, il Club Sport Neomatik da 42 mm, il Tangente Sport Neomatik da 42 mm, il Metro Neomatik 41 Update.  

Ludwig in acciaio da 33 mm (6,6 mm di spessore), vetro zaffiro, fondo chiuso a pressione e integrato da vetro zaffiro, impermeabile fino a 3 atmosfere. Quadrante nero, indici serigrafati argenté e alternati a numeri romani, scala della minuteria a chemin de fer, lancette a bastone dorate, piccoli secondi al 6. Movimento meccanico manuale, calibro Alpha. Cinturino antracite in pelle scamosciata. Prezzo: 1.500 euro.

Attraverso il vetro zaffiro adattato sul fondello del Ludwig da 33 mm, ecco il calibro Alpha, a carica manuale, di manifattura, ultrapiatto da 2,6 mm. Platina a tre quarti, diametro di 10 ½’’’, regolazione in sei posizioni (sistema DUW), 17 rubini, riserva di carica di 43 ore, stop seconds, viti blu temprate, ponti rifiniti a Nastro di Glashütte e platina a Perlage.

In quest’occasione, comunque, vogliamo porre l’accento su una delle ultime versioni del Ludwig, il modello pensato da Nomos Glashütte per portare il classicismo nel mondo contemporaneo, da più di 25 anni, nella variante in acciaio da 33 mm (6,6 mm di spessore) con quadrante nero, protetto da vetro zaffiro, pensato precipuamente per il polso femminile. A conferma, troviamo i numeri romani alternati ad eleganti indici a filo e incorniciati da una scala a chemin de fer, ghiera appena accennata e sottile, così come le anse, affilate e rettilinee, allungate ad abbracciare il polso. Le lancette a bastone sono dorate e, quella dei piccoli secondi al 6, scorre su di un fondo azurée. L’esemplare, impermeabile fino a 3 atmosfere, è animato dal calibro Alpha, ultrapiatto da 2,6 mm, a carica  manuale: platina a tre quarti, diametro di 10 ½’’’, regolazione in sei posizioni (sistema DUW), 17 rubini, riserva di carica di 43 ore, stop seconds, viti blu temprate, ponti rifiniti a Nastro di Glashütte e platina a Perlage. L’orologio si allaccia al polso mediante un cinturino antracite in pelle scamosciata ed ha un costo di 1.500 euro. Il Ludwig, attualmente è disponibile in dieci versioni a carica manuale da 33 e 38 mm e in sei varianti automatiche, da 39 e da 41 mm.

In quest’immagine, emerge la sottigliezza della cassa, le anse rettilinee allungate sul polso, la classicità dei numeri romani alternati agl’indici a filo, la scala della minuteria a chemin de fer e il trattamento azurée sui piccoli secondi.

Al polso femminile, questo Ludwig da 33 mm, dimostra un’eccellente vestibilità  ed ergonomia.


Da circa 25 anni, giornalista specializzato in orologeria, ha lavorato per i più importanti magazine nazionali del settore con ruoli di responsabilità. Freelance, oggi è Watch Editor de Il Giornale e Vice Direttore di Revolution Italia

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