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F.P. Journe, il Chronographe Monopoussoir rattrapa...

F.P. Journe, il Chronographe Monopoussoir rattrapante

La bellezza e, poi, la meraviglia di fronte ad un orologio di François-Paul Journe è dettata dalla sua capacità di far sembrare la micromeccanica una scienza semplice, squisitamente logica. Magia di un dettato tradizionale a cui il Maestro si affida con convinzione assoluta, sfidando le sirene delle tecnologie d’avanguardia. Il Chronographe Monopoussoir Rattrapante con gran data, costituisce, in tal senso, un esempio particolare, poiché inserito nel contesto di una linea, la Sport, in cui Journe ha lavorato per esplicitare la quotidianità dell’orologio, nella sua esclusività

La LineSport di François-Paul Journe ha visto la luce nel 2011 e, siamo certi, non fosse propriamente nei piani del Maestro, in quel periodo. Pensare di adattare un concept sportivo ai suoi modelli, infatti, lasciava presagire troppi rischi per un brand nato, all’epoca, poco più di 10 anni prima, con un’immagine riconoscibile ed uno stile identificato. Finché non intervenne il caso, come ricorda lo stesso Journe:“Mi venne richiesto da un cliente e collezionista giapponese, amante delle vetture racing, che desiderava avere al polso un mio modello, ma sportivo. Peraltro, il suo design fu quasi accidentale e non corrispondeva a quello che avrei desiderato adottare”. In ogni caso, poi, nel 2018, Journe ha deciso di conferire alla linea un tratto decisamente differente dal resto delle collezioni e uno dei risultati più significativi di questa evoluzione stilistica è stato, senz’altro, il Chronographe Monopoussoir Rattrapante. Per apprezzarne compiutamente la valenza tecnica ed estetica, ricordiamo brevemente che, nel 1827, fu Louis-Frédéric Perrelet, il primo a introdurre una seconda lancetta dei secondi crono: una delle sfere poteva essere arrestata a piacimento e con una seconda pressione sullo stesso pulsante, la lancetta

raggiungeva la prima che aveva continuato a marciare. Verso il 1831, Joseph-Thaddeus Winnerl introdusse un sistema “rattrapante” su singola lancetta, che arrestava la stessa e, successivamente, questa poteva recuperare il tempo del suo periodo d’arresto a condizione che non superasse i 30 secondi. La particolarità di un simile dispositivo, detto a “bec de plume” e del secondo sistema che mise a punto più tardi, dotato di due lancette dei secondi sovrapposte, risiedeva nel basarsi sulla ruota dei secondi e non sul meccanismo del cronografo. Henri Robert, autore di diversi articoli dell’Enciclopedia Moderna, riportati in particolare dalla Société d’Encouragement, nel 1833, descrisse con precisione un “contatore cronometrico e sveglia da viaggio”, la cui particolarità era quella di includere un meccanismo rattrapante in un registro a 12 ore. Fu, comunque, verso il 1880 che la funzione rattrapante apparirà nella sua forma attuale, ed è assolutamente certo che con una simile complicazione si misurarono solo poche Maison, mentre diverse affrontarono il dispositivo cronografico semplice.

Chronographe Monopoussoir Rattrapante nella versione in platino a finitura sablage. Cassa da 44 mm e 12,1 mm di spessore, anello della lunetta in ceramica con scala tachimetrica, pulsanti lucidi a sezione rettangolare, vetro zaffiro. Quadrante in argento con guilloché centrale di colore blu, cifre arabe applicate in oro grigio opaco  e lancette rodiate opache; contatori dei piccoli secondi e dei minuti crono su placca avvitata in argento; gran data a doppia finestrella al 6. Calibro manuale di manifattura FPJ 1518.

La variante in titanio del Chronographe Monopoussoir Rattrapante: si nota il quadrante in lega di alluminio color ardesia e i contatori con dischi centrali in vetro zaffiro a visualizzare delle porzioni di movimento. 

Tornando, dunque, al Chronographe Monopoussoir Rattrapante, Journe lo ha declinato in tre versioni: in platino 950, in oro rosso a 18 carati e in titanio grado 5. Dalla sua denominazione, è subito chiaro che ci troviamo di fronte ad un insolito “sdoppiante” con soli due pulsanti – a sezione rettangolare allungata -, poiché tutte le funzioni crono tradizionali (avvio-arresto-azzeramento) sono concentrate su di un unico pulsante, al 2. La cassa, di 44 mm di diametro e 12,1 mm di spessore, nelle varianti in platino e in oro rosso fruisce di una lavorazione sablage, unitamente al bracciale: quest’ultimo, può prevedere maglie con inserti in caucciù, simili ai paraurti delle vecchie automobili, utili per proteggere il metallo dell’orologio da eventuali piccoli urti. L’attacco del bracciale e le maglie sono sviluppati in modo da adattarsi alle diverse dimensioni del polso e la chiusura deployante è regolabile in lunghezza di più o meno 5 mm. Completano l’insieme la corona rivestita, o meno, in caucciù, la lunetta con scala tachimetrica (dall’innovativo stile tipografico) su anello in ceramica e il fondello, integrato da vetro zaffiro e chiuso da 6 viti. Relativamente ai quadranti, ad affissione bi-compax con piccoli secondi al 9 e minuti crono al 3 (fondo azurée), la base centrale in argento guilloché e la placca avvitata dei contatori, sempre in argento, connota quelli delle varianti in platino e oro rosso, ma con le seguenti differenze: per il platino colore blu, con le cifre applicate in oro grigio opaco e lancette rodiate opache; per il modello in oro rosso, il quadrante è ricoperto di rutenio, con le cifre applicate in oro rosso opaco, e le sfere sono placcate in oro rosso opaco. Per la versione in titanio, invece, il quadrante è in lega di alluminio color ardesia, le cifre applicate con Superluminova, e i contatori cronografici presentano un disco in zaffiro al centro, a visualizzare il meccanismo, una cornice bianca con numerazione rossa e sfere rivestite in Superluminova. Tutti accolgono la scala a chemin de fer periferica  e la suddetta gran data a doppia finestrella, che misura 5,20 x 2,80 mm, la più grande mai realizzata dal Maestro francese. 

Calibro di manifattura FPJ 1518, visibile attraverso il vetro zaffiro adattato sul fondello, chiuso da 6 viti, della versione in platino, con ponti e platina in oro rosa. Alto 6,8 mm, e scorrente su 29 rubini, funziona a 21.600 alternanze/ora e prevede un bilanciere a regolazione inerziale. Assicura 80 ore di riserva di carica (circa 60 a cronografo avviato). Si possono osservare le due ruote a colonne deputate allo smistamento cronografico (innesto a pignone oscillante) e alla gestione delle pinze del rattrapante.

Nella versione in oro rosso, focus in basso, sul martello d’arresto crono a due braccia e, al centro, il sistema sdoppiante, adattato sopra a quello cronografico, con pinza regolata da una ruota a colonne e integrata da una molla di flessione. 

Versione in oro rosso, con quadrante in argento guilloché ricoperto di rutenio, con cifre applicate in oro rosso opaco e sfere dorate nella stessa cromia. I contatori cronografici su placca avvitata sono argenté. Da notare i pulsanti allungati a sezione rettangolare e gli inserti in caucciù sui fianchi esterni delle maglie del bracciale, simili ai paraurti delle vecchie automobili, utili per proteggere il metallo dell’orologio da eventuali piccoli urti. Anche la corona è rivestita in caucciù.

Il movimento a carica manuale, calibro 1518, di pura manifattura, decisamente differente ma ispirato, nel concetto, da quello del pezzo unico presentato a Only Watch nel 2018 (il Monopusher Split-Seconds Chronograph, fu venduto per 1,15 milioni di franchi svizzeri), è realizzato in oro rosa per le versioni in oro rosso e platino e in lega di alluminio per la variante in titanio, rifinito a Côtes Circulaires sui ponti e a Perlage sulla platina: dal diametro di 33,6 mm, ha contenuto l’altezza in soli 6,8 mm, risultato di particolare rilievo se si pensa all’integrazione della gran data a finestrella al 6. Le sue caratteristiche principali sono: 21.600 alternanze/ora, bilanciere a regolazione inerziale su quattro viti (inerzia pari a 10,10 mg/cm2), scappamento ad ancora in linea, portapitone mobile, 29 rubini e 80 ore di riserva di carica (non meno di 60 ore con funzione cronografica attivata). Il dispositivo cronografico prevede lo smistamento via ruota a colonne, con innesto a pignone oscillante, allo scopo di evitare il salto della lancetta crono all’avvio della misurazione. Sottolineiamo che il pignone oscillante o basculante è formato da due pignoni posti sullo stesso asse (di solito, uno con un passo diverso dall’altro); il suo perno inferiore ruota in una posizione stabile nella platìna, mentre quello superiore gira in una bascula mobile, che lo può far inclinare per ingranare con la ruota centrale dei secondi crono. Riguardo al dispositivo sdoppiante, attivato dal pulsante al 4, è sempre una ruota a colonne, assistita da una molla di flessione, a chiudere e aprire le pinze sulla ruota dei secondi sdoppianti. È incredibile, come Journe faccia apparire semplici anche le cose più difficili: una prerogativa che appartiene alle menti geniali, che sanno di esserlo, ma fanno finta di non dare alla cosa una grande importanza. Journe, infatti, come sua abitudine, nel presentare questi esemplari in video, è seduto sul bordo di una poltrona, con il suo camice da lavoro: le sue parole non mostrano alcuna enfasi, anzi, sembrano voler arrivare velocemente alla conclusione, ma il Maestro, qua e là, inserisce delle chicche, tecniche ed aneddotiche, che se ascoltate e interpretate con attenzione, sintetizzano tutta la sua grandezza. Appare chiaro che la sua mente è già proiettata sul capolavoro successivo. 

In primo piano, la ruota a colonne preposta allo smistamento della funzione cronografica, con molla di flessione che garantisce la precisione dello scatto ad ogni pressione sul pulsante.

 

In questo disegno tecnico, si evince con chiarezza come il dispositivo del rattrapante, con il relativo ponte, sia l’ultimo elemento ad essere adattato sul fronte posteriore del movimento; le pinze sono comandate da una seconda ruota a colonne.


Da circa 25 anni, giornalista specializzato in orologeria, ha lavorato per i più importanti magazine nazionali del settore con ruoli di responsabilità. Freelance, oggi è Watch Editor de Il Giornale e Vice Direttore di Revolution Italia

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