Longines Spirit (seconda puntata)

Omaggio alla storia, ai pionieri dell’aviazione e dell’esplorazione e ad uno spirito che spinge al superamento dei limiti e al progresso costante

IL PIONIERE:  HOWARD HUGHES

Proseguiamo il viaggio nel cuore e nel DNA della collezione Longines Spirit, sempre più veicolo del carattere e della personalità insite nelle gesta dei pionieri dell’aviazione, eroi dei cieli a partire dalla fine degli anni ’20. “The Pioneer Spirit Lives On” è, dunque, l’obiettivo di un progetto d’immagine e di posizionamento, latore di emozioni e passioni, che va ben oltre i contenuti estetico-tecnici di una linea, “incaricata” comunque, di rappresentare l’avanguardia della Maison di Saint-Imier. Il concentrato di qualità e performance, d’impatto sportivo, dunque, dopo aver “rivisitato” la figura potente di Elinor Smith, in questa seconda occasione si affida alla quella geniale, contraddittoria e complessa di Howard Hughes, il cui contributo all’evoluzione aeronautica si distribuì tra film memorabili come “Hell’s Angels” del 1930, e la leggendaria trasvolata del globo nel 1938. A lui riferiremo passaggi storici e modelli iconici della Casa, quali il Siderografo del 1936, fino ad illustrare un esemplare specifico della collezione Spirit, evidenziandone le caratteristiche salienti e la sua anima pionieristica.      

La Maison della “clessidra alata”, come abbiamo sottolineato nell’apertura della prima puntata sul significato e sull’allure dell’”esprit de Longines, alla fine degli anni ’20 si rese protagonista, al polso dei piloti e a bordo di velivoli con tutte le limitazioni dell’epoca, delle sfide più significative compiute da molti dei personaggi che scrissero la storia dell’aeronautica. La scelta di Longines da parte di tali pionieri, per equipaggiare i cockpit dei propri aerei o da indossare, non fu casuale. Infatti, a partire dal 1883, quando ottenne il primo premio all’esposizione internazionale ad Anversa, a Longines furono attribuiti i massimi riconoscimenti  a Bruxelles nel 1887, Parigi nel 1889 e 1900, Milano nel 1906, Genova e Berna nel 1914, ancora Parigi nel 1925, Philadelphia nel 1926, Barcellona nel 1929. I dieci Gran Premi e le ventotto Medaglie d’Oro ottenute dalla Maison di Saint-Imier alle esposizioni internazionali, costituiscono un primato ineguagliato in campo orologiero. Ad esso, vanno aggiunti anche i riconoscimenti ai concorsi organizzati dagli Osservatori Astronomici di Neuchâtel (400 onorificenze ai cronografi Longines dal 1879 al 1899), Ginevra, Kew Teddington (141 riconoscimenti dal 1885) e Washington. Nel 1930, i cronometri da marina di Longines si segnalarono in modo particolare e, nel 1931, su 50 cronometri definiti “especially good”, presso l’Osservatorio di Kew Teddington, in Inghilterra, 28 erano Longines. Simili riscontri erano dovuti principalmente all’efficienze dello stabilimento produttivo di Saint-Imier, in cui dirigenti e maestranze specializzate lavoravano in un ambiente ben attrezzato e perfettamente esposto alla luce. 

Un’immagine pubblicitaria di Longines, a testimoniare l’affidabilità dei suoi cronometri da cruscotto, sia per le automobili che per i velivoli.
Ecco una sintesi della migliore produzione specifica per la navigazione aerea realizzata da Longines. Dal Weems all’Angolo Orario di Lindbergh, dal Pilot’s Watch al Dashboard Clock, dallo stop watch al Master Navigation Watch, fino ad arrivare al Siderografo. 

La naturale conseguenza, fu che, in particolare tra gli anni ’20 e gli anni ’50, l’orologio Longines venne associato all’idea di precisione e, in alcuni Paesi, il brand rappresentava il simbolo stesso della parola orologio. In un simile contesto, giocò un ruolo fondamentale la penetrazione del mercato americano, cominciata da Auguste Agassiz con la creazione di un’agenzia di vendita a New York che, nel 1875, fu acquistata da Albert Wittnauer, dando vita alla Longines Wittnauer Watch Co.. Furono queste credenziali che convinsero Charles Lindbergh, successivamente a quel 21 maggio del 1927, quando, dopo 33 ore, 30 minuti e 29,8 secondi, concluse felicemente la trasvolata atlantica, a collaborare con la Maison per creare forse il più celebre dei segnatempo da aviatore mai realizzato, il Longines Lindbergh Angolo Orario, una versione più sofisticata del Weems, illustrato nella prima puntata, pensato principalmente per i piloti civili o del servizio postale. Altro esempio, che in campo aeronautico, permise gli straordinari successi di Longines ad iniziare dal mercato americano, fu quello dell’eccentrico miliardario americano Howard Hughes. Nei primi anni ’30, infatti, la Casa sviluppò una nutrita serie di modelli di bordo, cronometri e cronografi, anche rattrapanti, tra i quali ve ne sono due da ricordare, ossia il “Doppio Cronometro” a due quadranti, sui quali si potevano leggere l’ora media e quella siderale (due movimenti a carica indipendente, ma che lavoravano con un unico bilanciere) e il Siderografo, con diverse scale di lettura, in cui, tra l’altro, tre lancette cronografiche sovrapposte, potevano essere azionate e fermate indipendentemente. L’aereo con il quale Hughes, nel 1938, effettuò il giro del mondo, era equipaggiato con degli strumenti di questo tipo, che gli consentivano di calcolare la propria posizione, in volo, in tempo reale. Approfondiamo, dunque,  la figura di tale personaggio, decisamente unico.

L’eccentrico miliardario Howard Hughes, produttore, industriale, magnate del petrolio e tanto altro, era uno straordinario appassionato di volo (fondò un’azienda di produzione aeronautica) e, tra le sue imprese, va segnalato, senza alcun dubbio, il giro del mondo, compiuto in poco più di 91 ore.

Howard Hughes 

Nel luglio 1938, Howard Hughes impiegò solo 3 giorni, 19 ore, 8 minuti e 10 secondi per circumnavigare il mondo con il suo aereo Lockheed 14-N2 Super Electra: Hughes (1905 – 1976) batté il record precedente di quasi quattro giorni. Quando Hughes e il suo equipaggio si fermarono per fare il pieno di benzina, all’aeroporto Le Bourget, vicino a Parigi (lo stesso che accolse lo Spirit of St. Louis di Lindbergh alla fine della sua storica trasvolata atlantica nel maggio del 1927), Longines ricevette il seguente telegramma dalla sua filiale francese: “Velivolo di Howard Hughes, equipaggiato esclusivamente con cronometri da aviazione e cronografi Longines”. Hughes, alla fine, giunse all’aeroporto Floyd Bennett Field, vicino a New York (inaugurato nel 1931), dopo aver volato per una distanza di 14.800 miglia (23.818 km) intorno all’emisfero settentrionale più stretto del globo. Il suo viaggio (assieme ad un equipaggio di quattro persone, ossia, copilota, navigatore, operatore radio e ingegnere di volo) effettuò le seguenti tappe, con partenza il 10 luglio e arrivo alle 14.34 del 14 luglio: New York, Parigi, Mosca, Omsk, Yakutsk, Fairbanks, Minneapolis e, ancora, New York. Gli orologi di bordo, all’interno del Lockheed 14-N2 di Hughes, erano strumenti essenziali, come il Siderografo. Per maggior precisione, oltre a quest’ultimo, vi era un cronometro regolato sull’”ora civile” di Greenwich  e gli ”hack watches” della Maison (come il The Second Setting Watch “Weems”) tornarono estremamente utili per la regolazione sul segnale orario funzionale alle altre osservazioni di volo. 

In ogni caso, durante quel volo di Hughes la navigazione basata sulla determinazione dell’angolo orario siderale venne utilizzata in misura superiore rispetto a quella dipendente dal segnale radio e questo fu molto utile per l’esercito americano, soprattutto per gli “Air Corps”. Inventato nel 1936 per facilitare la navigazione in rapido movimento (quella aerea, per l’appunto), il Siderografo di Longines non mostrava il consueto tempo civile, ma piuttosto il tempo siderale in angoli orari, primi e decimi di primi. Il tempo siderale misura la rotazione della Terra in riferimento alle stelle, non al sole, consentendo al navigatore di determinare la posizione di un aeroplano di notte o sul mare, prima dell’era dei moderni strumenti GPS. Longines dotò il Siderografo del movimento più accurato prodotto all’epoca, inserendolo in una cassa di alluminio temprato a caldo (questo materiale era perfettamente adatto per l’uso in volo, a motivo della sua natura leggera e antimagnetica). Il miliardario texano (era nato, infatti, ad Harris County), figlio del magnate del petrolio Howard Sr.,  si ritrovò solo sin da piccolo: suo padre morì quando aveva 18 anni, e sua madre quando era appena sedicenne. Nel 1925, il giovane Hughes ereditò l’azienda del padre, una società di produzione di trivelle per l’industria petrolifera. Negli anni seguenti, riuscì a moltiplicare la fortuna di famiglia con le sue imprese e i suoi investimenti: come produttore cinematografico e imprenditore nel settore dell’aviazione, delle compagnie aeree, dell’elettronica, dei media, del settore immobiliare e delle trivellazioni petrolifere. Uno degli uomini più ricchi del suo tempo, donò gran parte della sua fortuna a cause filantropiche nell’ambito dell’assistenza sanitaria e della ricerca medica. Più tardi nella vita, Hughes divenne noto per il suo comportamento eccentrico e lo stile di vita solitario. In tal senso, gli ultimi venti anni della sua esistenza li spese in ostaggio delle sue fobie e manie compulsive, come il terrore dei germi, spostandosi di albergo in albergo e rinchiudendosi in lussuose stanze in cui né le persone, né la luce, né l’aria potevano entrare. Cominciò a nutrirsi solo di cioccolata, smise di tagliarsi i capelli e rasarsi, poi di lavarsi, infine di vestirsi: quando fu condotto all’ospedale di Houston, il 5 aprile 1976, giorno della sua morte, pesava 42 chili ed era fisicamente disfatto. Tornando al suo periodo aureo e alla sua passione pura per l’aviazione, questa si manifestò primariamente nella sua veste di produttore-regista, con il film “Hell’s Angels” del 1930 (aveva fondato la sua Casa di produzione nel 1926, la Caddo Company), in cui raccontò la storia di due fratelli inglesi impegnati nei Royal Flying Corps, durante la Grande Guerra, sullo sfondo di un intreccio amoroso. Il film fu il primo kolossal hollywoodiano, in quanto Hughes non badò a spese, sborsando per la sua realizzazione ben 3,9 milioni di dollari dell’epoca (ne incassò, comunque, circa otto): le riprese durarono 15 mesi e, dall’avvio della lavorazione alla post-produzione passarono ben 4 anni.  Per le scene aeree, infatti, Hughes pretese di usare veri aeroplani e non modelli in scala (furono più di 100) e, dopo aver quasi ultimato il film, si rese conto che girare nelle giornate di cielo azzurro non rendeva l’idea del moto veloce degli aerei, quindi tenne fermo il set per 8 mesi e poi rigirò tutte le scene aeree in presenza di nuvole, per aumentare l’effetto della velocità. 

Le tappe compiute da Hughes per la sua circumnavigazione del globo nel 1938, situate nella fascia settentrionale dell’emisfero boreale. Partenza e arrivo avvennero a New York.  

Va aggiunto che “The Aviator” (il titolo del film di Martin Scorsese sulla sua vita), sottopose la pellicola a colorazione artificiale e lo adeguò tecnicamente al sonoro. Era una battuta diffusa all’epoca dire: “Hughes avrebbe speso meno finanziando una guerra vera”. Considerato fra gli anni  ‘30 e ’40, l’uomo più ricco e potente degli Stati Uniti (gli furono attribuite relazioni con diverse attrici, fra cui Katharine HepburnBette DavisJean HarlowGinger RogersLana Turner e Ava Gardner), unitamente all’impegno nel settore cinematografico, fondo la sua società di produzione di aerei,  la Hughes Aircraft, nel 1932 e, nel 1939, rilevò la Trans World Airlines (TWA), aprendo, nel 1946, i collegamenti USA-Europa. La Hughes Aircraft costruì, inoltre, l’H-4 Hercules, un idrovolante da trasporto che, con i suoi 97,5 metri di apertura alare (l’altezza era di ben 24 metri), stabilì un primato rimasto imbattuto fino al 2019, quando lo Stratolaunch, dotato di un’apertura alare di 117 metri effettuò il suo primo volo. Tornando allo Hughes “aviatore” e recordman dell’aria, ricordiamo, il 13 settembre 1935, il record di velocità al suolo, a Santa Ana in California, di 352 mph (566 km/h), a bordo del suo elegante H-1Racer. Quella fu l’ultima volta nella storia che il record mondiale di velocità venne stabilito da un aereo costruito da un privato. Un anno e mezzo dopo, il 19 gennaio 1937, Hughes stabilì un nuovo record di velocità transcontinentale, volando senza sosta da Burbank, sempre in California, fino a Newark, nel New Jersey, in 7 ore, 28 minuti e 25 secondi: la sua velocità media al suolo durante il volo fu di ben 322 mph (518 km/h). La star di Hollywood e amica di lunga data, Ava Gardner, descrisse l’aviatore di successo nella sua autobiografia come “dolorosamente timido, completamente enigmatico e più eccentrico…di chiunque io avessi mai incontrato”.

Il Lindbergh Angolo Orario (1931) e il Siderografo (1936)

Raccontando della liaison tra Longines e Howard Hughes, abbiamo indicato il Siderografo, messo a punto nel 1936. Esso seguì il Weems e, come accennato, il Lindbergh Angolo Orario, del quale costituì un ulteriore perfezionamento, in funzione specifica delle esigenze aeronautiche. A bordo dello Spirit of St. Louis o al polso di Lindbergh durante la sua straordinaria trasvolata dell’Atlantico in solitaria, partita da New York il 20 maggio 1927, alle 7.52 minuti (ora locale) e conclusasi all’aeroporto Le Bourget di Parigi, il giorno successivo, dopo 33 ore, 30 minuti e 29,8 secondi, alla media di 188 km/h, non vi erano strumenti o orologi Longines. Eppure, essendo la Maison partner della World Air Sports Federation, questa venne incaricata di calcolare la durata del volo, in funzione degli orari di partenza ed arrivo. Vi è da precisare che Lindbergh rifiutò di utilizzare la radio o il sestante per individuare la sua posizione in volo, perché li riteneva troppo pesanti e incidenti sui consumi di carburante, la sua unica preoccupazione vera nel pianificare l’impresa. Consapevole, però, di essere stato molto fortunato a trovare le migliori condizioni metereologiche per portare a termine il volo, e della necessità di fruire, in aria, di strumenti di navigazione aerea funzionali e all’avanguardia, contattò Weems per acquisire dati e nozioni in merito e, successivamente, inviò al Direttore Generale di Longines negli USA, John P.V.  Heinmuller, dei disegni del suo Angolo Orario: quest’ultimo, affascinato dall’idea avviò subito il lavoro con la sede di Saint-Imier. Il 20 dicembre 1930 furono completati i prototipi e, nel febbraio del 1931, Longines inviò a Lindbergh una fotografia dell’orologio

Il Lindbergh Angolo Orario, nell’originaria versione del 1931, misurava 47,5 mm, ed era dotato del calibro manuale 18.69N (dal 1938, alcune varianti montavano il calibro 37.9). Poi, a partire dal 1937, furono presentati modelli da 32 mm e 33 mm.

I primi orologi Lindbergh erano in metallo cromato, acciaio inossidabile o argento, su cinturino in pelle. Erano dotati di un movimento meccanico manuale, calibro 18.69N e le dimensioni erano notevoli, ossia 47,5 mm (la prima referenza fu la n. 3210). A partire dal 1938 vennero prodotte anche versioni dotate del calibro 37.9, in particolare, la referenza 4365 e la maggior parte dei pezzi era in acciaio, con rari esemplari in argento (talvolta si verificava il connubio, cassa in acciaio e lunetta in argento). Intorno al 1937, furono presentate le versioni da 32 mm e 33 mm, referenza 4038, dotate, in alternativa, dei calibri 10.68N o Z, 11.68N o Z o 12.68N o Z. Tecnicamente parlando, l’obiettivo che si pose Lindbergh fu di rendere più facile, per i piloti, eseguire i calcoli della longitudine necessari per stabilire la loro posizione – e quindi la traiettoria – in particolare per i voli a lunga distanza. Lindbergh sfruttò la corrispondenza tra la divisione del tempo in minuti e secondi da un lato e la rotazione della Terra in gradi e primi, in multipli di 15, dall’altro: questo si verifica perché la Terra ruota di 360° su se stessa in 24 ore e, conseguentemente, la sfera delle ore si sposta di 15° ogni ora. Un giro di quadrante della lancetta oraria (12 ore) rappresenta, quindi, la rotazione della Terra di 180° e lo stesso sistema si applica ai minuti e ai secondi. Nella praticità il Lindbergh Angolo Orario funziona in combinazione con un sestante e un almanacco. Per calcolare la longitudine è necessario conoscere l’ora e il corrispondente angolo orario sul meridiano di Greenwich (ora GMT), così come per quanto riguarda l’ubicazione del velivolo (ora solare reale). La longitudine ricercata è la differenza tra i due angoli delle ore. In pratica, il pilota misura l’angolo orario del meridiano di Greenwich, impostando l’orologio su quel  fuso orario, poiché l’ora GMT è uguale a 0° di longitudine; successivamente, annota la differenza tra l’ora civile GMT e l’ora solare reale, ossia l’equazione del tempo (può arrivare fino a +/-15 minuti), nel suo almanacco e sposta la lunetta di conseguenza. Aggiungendo i valori in gradi indicati dalle lancette delle ore, dei minuti e dei secondi sulla lunetta e sul quadrante, scopre l’angolo orario del tempo civile per il meridiano di Greenwich. Determina, poi, il vero angolo siderale usando il suo sestante, quindi riporta la lunetta in posizione neutra, poiché in questo caso l’equazione del tempo è zero. Ancora una volta, aggiunge i valori indicati dalle lancette, questa volta per ottenere l’angolo orario della sua posizione. La longitudine è il risultato della differenza tra i due angoli orari misurati nelle modalità sopraindicate: se ha un risultato positivo, l’aereo è a ovest di Greenwich, se è negativo è a est. L’equazione del tempo è indicata nell’almanacco, che fornisce l’ora GMT (ora civile media) e l’ora solare (l’ora reale). Evidentemente, l’impostazione precisa “al secondo” avviene con il sistema Weems.

Siderografo da polso di Longines, orologio ricercatissimo dai collezionisti. Messo a punto nel 1936 e brevettato nel 1939, è un indicatore che, per certi versi, può essere ritenuto l’antenato del GPS. Il movimento manuale era il calibro 37.9. Consente il calcolo della posizione sulla base dell’angolo siderale in decimi di primo.

 Nel 1936, sviluppando l’indirizzo tecnico avviato con il Lindbergh Angolo Orario e continuando la sua stretta relazione con i pionieri dell’aviazione, Longines elaborò uno strumento che indicava il tempo siderale di Greenwich in angoli (gradi, minuti e frazioni di minuti). Il suo nome era Siderografo, dopo essere stato inizialmente conosciuto come Avigation Chronometer: adattato in cabina di pilotaggio, fu brevettato nel 1939. Il dispositivo, per certi versi l’antenato del GPS, fu molto apprezzato dai piloti. Di fatto, il quadrante del Siderografo reca tre cerchi di colore diverso, su ciascuno dei quali si muove una sfera dello stesso colore. Divisioni del cerchio medio, nero su fondo bianco, rappresentano ognuna 10 gradi, da 0 a 360°; la lancetta nera compie un giro in 23 ore e 56 minuti (un tempo corrispondente al movimento diurno apparente delle stelle). Sul cerchio interno una lancetta rossa indica i gradi e compie un giro nello stesso tempo in cui la lancetta nera percorre lo spazio compreso tra due divisioni del cerchio medio. Infine, ciascuna delle 300 divisioni del cerchio esterno rappresenta un arco di 0,2 primi, e la corrispondente lancetta blu, indica in primi e decimi di primi i gradi indicati sul cerchio interno. Questa lancetta, che chiamiamo “dei secondi”, può essere accompagnata da una sfera sdoppiante. Nel momento in cui il pilota effettua un’osservazione con il sestante, fissa sul siderografo l’angolo solare: premendo un pulsante, ferma la sfera sdoppiante e, ripremendolo di nuovo, dopo aver determinato il punto, fa riallineare le due lancette dei secondi. Il siderografo può esser anche munito di una lunetta mobile con indici, denominata ghiera “lossodromica”, studiata per la navigazione, e finalizzata  a configurare un percorso che segua una retta costante, in quanto calibrata per tagliare i meridiani della superficie terrestre con lo stesso angolo (variazioni di longitudine per una latitudine media). In tal modo è possibile stabilire l’angolo orario anche quando la lancetta sdoppiante è allineata con quella dei secondi. 

Siderografo “da viaggio”, in cui si può notare la lunetta lossodromica, studiata per la navigazione, e finalizzata  a configurare un percorso che segua una retta costante, in quanto calibrata per tagliare i meridiani della superficie terrestre con lo stesso angolo. 

La regolazione del siderografo si effettua senza interrompere il funzionamento dell’orologio: si estrae la corona di carica che, mediante un pignone, comanda il cerchio esterno del quadrante, e lo si ruota in modo che, al segnale radio, il 60 si trovi esattamente sotto la lancetta di secondi. Reinserendo la corona, lo si blocca nuovamente, mentre un  pulsante separato blocca il bilanciere. Alcuni esemplari sono dotati anche dell’indicatore della riserva di carica. Come anticipato nel paragrafo precedente, il Siderografo, venne impiegato da Howard Hughes sul suo Lockheed 14-N2 Super Electra, nel giro del mondo che concluse in 3 giorni, 19 ore, 8 minuti e 10 secondi, cronometrato da Longines. Relativamente ai movimenti, nel siderografo, Longines adottò il calibro manuale 37.9 (da 37,9 mm, 18.000 alternanze/ora, bilanciere bimetallico, spirale con curva Breguet, presentato nel 1932)  o talvolta il doppio rattrapante, calibro 21.29. Lo strumento poteva essere riposto in una custodia in alluminio, integrato da una componente per riscaldarlo e con illuminazione integrata, garantendo la stabilità del movimento anche alle temperature molto rigide riscontrate negli abitacoli negli anni ’30 e ’40. Una rara versione da polso del Siderograph, è in mostra al Museo Longines.

Collezione Spirit – Modello L3.810.4.53.0 

L’omaggio che la Maison ha voluto fare a quell’epoca di scoperte, d’imprese, di pionieri e di eroi, è stato riassunto nella collezione Spirit. Un nome evocativo, con cui Longines ha voluto concentrare e riproporre quel DNA che aveva accompagnato aviatori ed esploratori quali Amelia Earhart, Paul-Emile Victor, Howard Hughes ed Elinor Smith. L’orologio Spirit racchiude il top dell’avanguardia e della precisione che oggi Longines può assicurare, unitamente ad accorgimenti strutturali e grafici di assoluta modernità. Ciò a sottolineare che la collezione Spirit non vuol essere e costituire un tributo della Maison alla propria storia e al proprio heritage (tanto è, infatti, che si colloca nel segmento Sport), ma vuole imporsi nella contemporaneità, specchiarne le esigenze, per condividerle e reinterpretarle. Longines, in sintesi, ha concepito lo Spirit, come collettore di soluzioni tali da soddisfare, in termini di precisione, resistenza ed affidabilità, le esigenze “pionieristiche” della nostra quotidianità.     

Queste le caratteristiche principali della collezione:

  • Cassa in acciaio, sinuosa, satinata e lucida sugli sfacci, tagliata sulle anse;
  • Lunetta a spiovente con scalino sulla carrure;
  • Vetro zaffiro antigraffio, con trattamento antiriflesso, multistrato su entrambi i lati;
  • Corona serrata a vite e sovradimensionata;
  • Fondello chiuso da 6 viti, sempre orientato in modo da presentare verticalmente la finitura con l’interpretazione moderna del logo della Clessidra Alata;
  • Impermeabilità garantita fino a 10 atmosfere;
  • Sul quadrante, scala della minuteria a chemin de fer molto pronunciata;
  • Indici a numeri arabi applicati e luminescenti, con font rivisitata, sormontati da riferimenti a forma di diamante;
  • Lancette a bastone luminescenti;
  • Apposizione di “5 stelle” sul quadrante ad attestare la certificazione di Cronometro del C.O.S.C., e, per estensione, una qualità superiore;
  • Movimento automatico certificato Cronometro C.O.S.C. con spirale in silicio;
  • 5 anni di garanzia.
Collezione Longines Spirit, modello Automatico, ref.  L3.810.4.53.0, in acciaio da 40 mm. Quadrante nero opaco con scala a chemin de fer molto pronunciata, indici a numeri arabi applicati e luminescenti, lancette a bastone luminescenti. Il movimento automatico è il calibro L888.4, dotato di una riserva di carica di 64 ore e certificato Cronometro C.O.S.C.; il bilanciere, con spirale in silicio monocristallino, amagnetica, lavora ad una frequenza di 25.200 alternanze/ora. Il cinturino è in pelle marrone con impunture a vista e fibbia ad ardiglione in acciaio.

La collezione è declinata nell’Automatico, tre sfere con data a finestrella, da 40 e 42 mm, e sul Cronografo, sempre automatico, da 42 mm. Illustriamo la versione solotempo automatico, ref.  L3.810.4.53.0, da 40 mm, con quadrante nero opaco e con cinturino in pelle caratterizzato da impunture a vista. Il movimento automatico è il calibro L888.4, dotato di una riserva di carica di 64 ore; il bilanciere, con spirale in silicio monocristallino, amagnetica, lavora ad una frequenza di 25.200 alternanze/ora. Il cinturino è in pelle di colore marrone, con fibbia da ardiglione. Il Longines Spirit prevede, per ciascun modello, anche una versione Prestige che comprende, nel packaging, tre cinturini intercambiabili, compresa una variante NATO. Il costo dell’Automatico illustrato è di 2.050 euro.  

Collezione Longines Spirit, modello Automatico, ref.  L3.810.4.53.0, da 40 mm, impermeabile fino a 10 atmosfere. Il fondello satinato, chiuso da 6 viti, è sempre orientato in modo da presentare verticalmente la finitura con l’interpretazione moderna del logo della Clessidra Alata.
Sopra al 6, nei quadranti Longines Spirit, si notano le cinque stelle applicate, che attestano la certificazione C.O.S.C. e, per estensione, una qualità superiore.

Da circa 25 anni, giornalista specializzato in orologeria, ha lavorato per i più importanti magazine nazionali del settore con ruoli di responsabilità. Freelance, oggi è Watch Editor de Il Giornale e Vice Direttore di Revolution Italia

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