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PHILLIPS, Asta “Racing Pulse” a New York con il Daytona di Paul Newman e il record del mondo per l’Heuer Monaco di Steve McQueen

Lo scorso 12 dicembre, la Casa d’Aste Phillips, in associazione con Bacs & Russo, ha organizzato e coordinato l’asta “Racing Pulse”, con un’offerta di modelli storici e contemporanei legati all’universo motoristico. Tra di essi, si sono distinti il Rolex Cosmograph Daytona “Big Red” appartenuto a Paul Newman e l’Heuer Monaco indossato da Steve McQueen nel film “Le Mans”. Moltissimi i motivi d’interesse dell’evento legati, ovviamente, a Patek Philippe, ma anche a F.P. Journe, Richard Mille e Panera

L’Asta “Racing Pulse”, tenuta da Phillips (in collaborazione con Bacs & Russo), lo scorso 12 dicembre a New York (condotta mirabilmente, come di consueto, da Aurel Bacs – in apertura, mentre aggiudica il Daytona da record di Paul Newman –, in diretta da Londra per motivi di restrizione agli spostamenti, a seguito della pandemia in corso), al di là del tema specifico e delle interessantissime aggiudicazioni, ha fatto emergere ancora una volta, se mai ce ne fosse bisogno, il dominio assoluto del mercato collezionistico da parte di Patek Philippe e Rolex: infatti, 43 erano i lotti destinati a Patek Philippe e 33 a Rolex, per un totale di 76 lotti complessivi, a costituire poco più del 55% dell’offerta dell’asta (136 lotti). Dei dieci “top lots”, in termini di aggiudicazioni, le due Maison se ne sono “spartiti” ben sei, tre per parte, lasciandone tre a Richard Mille (appartenenti alla collezione di Sylvester Stallone, comunque oggetto di una stima elevatissima) e uno a Heuer, con il Monaco indossato da Steve McQueen, sul quale torneremo più avanti. In generale, l’asta ha totalizzato 27,6 milioni di USD, con il 99% dei lotti venduti. Va detto, in tal senso che, 12,9 milioni di USD sono stati ottenuti dal Daytona di Paul Newman, dal succitato Heuer utilizzato da McQueen nel film “Le Mans”, dai 5 esemplari della collezione di Stallone e dai dodici modelli battuti per finanziare la Fondazione “On Drop” e quella del Principe Alberto II di Monaco: complessivamente, diciannove modelli hanno determinato poco meno della metà del fatturato dell’intera asta (lasciando agli altri 116 orologi battuti – uno solo è andato invenduto – i rimanenti 14,7 milioni di USD, per una media d’aggiudicazione di 126.700 USD). Paul Boutros, responsabile del Dipartimento Orologi dell’area delle Americhe, ha affermato: “Il nostro impegno ad offrire gli orologi della più alta qualità, realizzati dai marchi leader a livello mondiale, si è confermato come chiave del nostro successo. Quest’anno abbiamo avuto l’incredibile opportunità di lavorare con un gruppo veramente stellare di ‘proprietari’, i cui orologi straordinari hanno contribuito ad alzare moltissimo il livello dell’evento di dicembre. Dal Rolex di Clea Newman (appartenuto al padre Paul), ai Panerai e ai Richard Mille di Sylvester Stallone,  all’Heuer di Haig Alltounian, regalatogli da Steve McQueen, abbiamo verificato una competizione accanita per questi importanti pezzi storici e unici. È stato anche un privilegio collaborare, in questa stagione, con la One Drop Foundation e con la Fondazione Principe Alberto II di Monaco, e aiutare a raccogliere fondi per i loro progetti umanitari. Siamo molto grati a tutti coloro che hanno partecipato alle aggiudicazioni per i lotti destinati a simili iniziative, i cui ricavi concretizzeranno cambiamenti importanti e duraturi”. Aurel Bacs, Senior Consultant della Divisione Orologiera e “battitore” d’eccezione in queste occasioni: Il mercato degli orologi non è mai stato così forte, come evidenziato dallo straordinario entusiasmo che abbiamo visto per ‘Racing Pulse’, con appassionati registrati da 60 paesi a darsi battaglia per questi eccezionali orologi. Con le innovazioni digitali adottate da Phillips durante gli ultimi mesi,  l’universo delle aste si è completamente trasformato, dato che siamo stati in grado di trasmettere le nostre vendite ai partecipanti telefonici a New York e Londra, così come a coloro che hanno partecipato on line in tutto il mondo. A dispetto dell’incertezza, complessità e difficoltà verificatisi nel 2020 per i ben noti motivi, la domanda internazionale è stata inarrestabile e il dipartimento orologi di Phillips ha fatto registrare il suo anno migliore di sempre con più di 133 milioni di dollari ‘battuti’”.      

Prima di illustrare gli highlights dell’asta in oggetto, focalizziamoci sui due modelli “top lots” legati a Paul Newman e Steve McQueen, le loro caratteristiche e la loro storia sono veramente interessanti.

Rolex Cosmograph Daytona “Big Red”, ref. 6263, da 37 mm, del 1980 circa. Lunetta in acrilico nero incisa con la scala tachimetrica, quadrante nero e contatori bianchi a contrasto. Calibro manuale 727. Appartenuto a Paul Newman. Aggiudicato per 5.475.000 USD.

Sul fondello del Daytona “Big Red”, ref. 6263, regalato a Newman dalla moglie, nel 1983, in occasione del 25° anniversario di matrimonio, Joanne Woodward fece incidere le parole: “Drive slowly – Joanne”. Per lei, la passione del marito per le corse automobilistiche, costituiva motivo di grande preoccupazione. 

Paul Newman, in una delle moltissime foto in cui indossa il suo Daytona “Big Red”, ref. 6263.

Rolex Cosmograph Daytona “Big Red” di Paul Newman (aggiudicato per 5.475.000 USD)

Ricordiamo ancora l’aggiudicazione, assolutamente straordinaria e record dei record, ottenuta il 26 ottobre 2017, durante l’asta di Phillips, intitolata “Winning Icons – Legendary Watches of the 20th Century”, dal Rolex Cosmograph Daytona Paul Newman appartenuto alla star americana, ref. 6239, in acciaio con l’inconfondibile ed iconico quadrante “Exotic”, pari a 15.228.095 euro, cifra mai raggiunta da un orologio da polso battuto in asta. Fu un regalo della moglie Joanne Woodward, nel 1968, e sul fondello vi era incisa la scritta “Drive Carefully – Me”, in riferimento alla grande passione di Newman per gli sport motoristici. Non fu quello l’unico Cosmograph Daytona portato dal celebre attore – peraltro quel quadrante bicolore, con il tono dei contatori ripreso sulla fascia periferica della minuteria, venne ribattezzato negli anni ’80 dai collezionisti, proprio “Paul Newman” -, dato che lo scorso 12 dicembre, a New York, Phillips ne ha proposto un altro, successivo a quello sopraindicato, ma altrettanto prestigioso, ossia il “Big Red”, ref. 6263, risalente al 1980 (ha ottenuto la terza aggiudicazione di sempre, in asta, per un Rolex). Si tratta sempre di un regalo della moglie Joanne, nel 1983, in occasione del loro 25° anniversario di matrimonio e sul fondello, la scritta cambia, ma il significato è lo stesso: “Drive slowly – Joanne”. Il succitato ref. 6239, Newman lo portò fino al 1984, quando lo regalò al fidanzato di sua figlia Nell, James Cox. Da quel momento, il suo Daytona divenne proprio la ref. 6263 “Big Red” in oggetto, con cui è stato fotografato molto spesso, normalmente con i pulsanti crono svitati, per essere pronto più velocemente ad avviare il cronometraggio, sia durante una gara, che, più semplicemente, per le sue attività quotidiane: indossava il ref. 6263 con il cinturino “bund”, simile a quello adottato per il suo ref. 6239 (è un tipo di cinturino, creato durante la Seconda Guerra Mondiale per i piloti dell’aviazione militare tedesca, con l’obiettivo di evitare il contatto diretto della pelle con la cassa dell’orologio e di assorbire il sudore), oppure con il bracciale President, Jubilée e Oyster. Certamente, fu questo “Big Red” il Daytona che Newman indossò più a lungo della sua vita, per poi regalarlo, poco prima di morire, nel 2008, alla figlia Clea Newman Soderlund, che ricorda: “Portava l’orologio quasi ogni giorno, fino a quando non me lo ha dato. È stato un mio tesoro per quasi tredici anni. Per me, questo orologio dimostra la tolleranza di mia madre riguardo la sua grande passione per le corse e riflette l’amore duraturo tra di loro, che proseguì per altri 25 anni, fino alla sua morte”. Ricordiamo che la definizione “Big Red”, si riferisce alla scritta “Daytona” in rosso più grande, presente sul quadrante originale con cui l’orologio è stato venduto; in caso di quadrante rovinato, questo veniva spesso sostituito con uno di fornitura, denominato “Small Red”, per via della scritta “Daytona” più piccola. Nello specifico, questo Rolex Cosmograph Daytona “Big Red” di Paul Newman, ref. 6263, in acciaio da 37 mm, con curvatura ergonomica della carrure, prevede il quadrante nero con tre contatori bianchi trattati azurée e logo Daytona “Big Red” al 6. Introdotta nel 1969, questa referenza ospitava il calibro manuale 727 (base Valjoux), che sostituì il calibro 722-1, montato sul Daytona, ref. 6239, del record mondiale di Paul Newman, distinguendosi per l’impiego di un nuovo bilanciere, tale da incrementare la frequenza a 21.600 alternanze/ora (da 18.000); prevedeva, poi, pulsanti cronografici a vite, per impedirne l’azionamento sott’acqua. Unitamente alla ref. 6265, ossia la versione con lunetta in acciaio incisa con la scala tachimetrica (la ref. 6263 era dotata di lunetta in acrilico nero), presentava un quadrante nero o argenté. 

 

Cronografo Heuer Monaco, ref. 1133, cassa carré impermeabile da 39 mm, del 1969. Pulsanti a pompa al 2 e al 4, corona al 9, quadrante blu con contatori crono bianchi a contrasto, di forma carré; data a finestrella al 6. Movimento automatico di manifattura, calibro 11. Indossato da Steve McQueen nel film “Le Mans”, nel 1970. Aggiudicato per 2.208.000 USD.

Steve McQueen si prepara a salire sulla Porsche 917K, per una scena del film “Le Mans”. Al suo polso destro uno dei due Heuer Monaco da lui utilizzati per il film. Al termine delle riprese, l’attore statunitense, ne regalò uno ad Haig Alltounian (nella foto, il secondo da destra con i baffi), capo-meccanico e responsabile della sicurezza delle vetture sul set, ringraziandolo per il suo eccellente lavoro. 

Sul fondello dell’Heuer Monaco regalato da McQueen al capo-meccanico Alltounian, l’attore fece incidere la seguente scritta: “To Haig – Le Mans 1970”.

Heuer Monaco indossato da Steve McQueen durante le riprese del film “Le Mans“, nel 1970 (aggiudicato per 2.208.000 USD)

L’Heuer Monaco, con l’Autavia e il Carrera, fu il primo modello ad impiegare il celebre Calibre 11, il secondo (per poco meno di due mesi, preceduto dallo Zenith El Primero) movimento cronografico automatico da polso della storia, presentato il 3 marzo del 1969. Si trattava di un meccanismo cronografico modulare da 31 x 7,7 mm, dotato di 17 rubini, risultato del lavoro comune dei brand Heuer, Breitling, Dubois-Dépraz e Büren: la base automatica prevedeva un microrotore, il bilanciere oscillava a 19.800 alternanze/ora e la riserva di carica era di 42 ore; il modulo cronografico, con smistamento a pignone oscillante, generava una visualizzazione bi-compax con i contatori dei 30 minuti crono al 3 e delle ore crono al 9, la data era al 6 e la corona era adattata al 9, uno degli elementi più riconoscibili del calibro, con pulsanti a pompa, consuetudinariamente, al 2 e al 4. A tutto ciò va aggiunto che il modello Monaco, si proponeva con la prima cassa carré da polso impermeabile nella storia della cronografia, nello  specifico, da 39 mm di lato. L’Heuer Monaco, dunque, ai tempi della lavorazione del film “Le Mans” – nel giugno 1970 (uscito nelle sale nel 1971) -, era in produzione da più di un anno (si trattava della seconda serie, sul cui quadrante, l’iscrizione “Chronomatic” fu sostituita da “Automatic Chronograph”). Al momento di scegliere il cronografo da far indossare al protagonista, McQueen, in prima battuta, scelse l’Omega Speedmaster, sull’onda della conquista americana della Luna, nel luglio del 1969; poi, accortosi che, sulla tuta da gara da lui indossata per il film, all’altezza della spalla destra vi era in chiara evidenza il logo Heuer, non ebbe dubbi nel virare sull’Heuer Monaco, un modello d’assoluta avanguardia per l’epoca. Si tratta, per la precisione, della leggendaria referenza 1133, presumibilmente prodotta alla fine del 1969, con il suo quadrante blu con contatori a contrasto, sempre carré e gl’indici a barretta orizzontali: la cifra ottenuta è la più alta mai raggiunta per un Heuer in asta e più del doppio rispetto al precedente record. Haig Alltounian era il capo meccanico incaricato dalla produzione del film (anche per la sicurezza delle vetture), e ricorda l’esperienza  in “Le Mans” con particolare partecipazione, in quanto nacque una bella amicizia con Steve McQueen. L’attore apprezzò talmente Alltounian per il ruolo fondamentale da lui svolto nel garantire sicurezza a lui e a tutti i collaboratori sul set, che l’ultimo giorno delle riprese, gli regalò uno dei cronografi Heuer Monaco da lui utilizzati nel film. Come ha raccontato Alltounian, appena McQueen rientrò con la Porsche 917K nella pit area, la sua famiglia gli corse incontro per abbracciarlo. Lui si diresse verso il retro della vettura, dove si trovava Haig in attesa di effettuare delle verifiche, si slacciò l’orologio e glielo porse, dicendo: “Voglio che tu abbia questo. Grazie per avermi tenuto in vita per tutti questi mesi”. Alltounian, sulle prime, rifiutò, invitando McQueen a darlo a sua moglie o a suo figlio. L’attore sorrise e replicò: “Troppo tardi, è già scritto il tuo nome su di esso”. Faceva riferimento all’incisione sul fondello: “To Haig – Le Mans 1970”. Alltounian indossò l’orologio per un paio d’anni, per poi riporlo in una cassetta di sicurezza, in cui è rimasto quasi 50 anni. E lo ha ripreso nuovamente, riportando a galla un piccolo mito.        

 

F.P. Journe, Tourbillon Souverain con Rémontoir d’Égalité, cassa in oro rosa da 38 mm (uno dei 39 esemplari prodotti in questo materiale), del 2001. Quadrante grigio e ore/minuti su fondo bianco avvitato e rifinito guilloché. Movimento manuale, calibro di manifattura 1498. Aggiudicato per 378.000 USD.

 

F.P. Journe, Chronomètre à Résonance “Souscription”, cassa in platino da 38 mm, del 2001:  si tratta di uno dei primi 20 pezzi realizzati da Journe nel 2000 e venduti su ordinazione, con il metodo “souscription”, per l’esattezza, del numero 4. Quadrante grigio e sub-quadranti argenté. Movimento manuale, calibro di manifattura 1499. Aggiudicato per 403.200 USD. 

 

Focus sul calibro manuale 1499, del Chronomètre à Résonance “Souscription” di François-Paul Journe, del 2000. Si possono notare i due bilancieri a regolazione inerziale, oscillanti a 21.600 alternanze/ora, collegati ai due treni del tempo separati, e posizionati per entrare in risonanza. Il risultato cronometrico della sincronizzazione è sintetizzato mediante un differenziale, sul quadrante.   

Pezzi d’eccezione

Fatta eccezione per i due modelli appartenuti e indossati da due leggende di Hollywood, appena descritti, e ai succitati protagonisti dell’asta, va evidenziato un fenomeno, o meglio, un brand che da più di un anno a questa parte sta esponenzialmente crescendo nella considerazione di collezionisti o appassionati, ossia François-Paul Journe, presente con ben nove modelli in quest’asta. Tutti hanno ottenuto aggiudicazioni assolutamente superiori a due/tre volte la stima: basti dire che il modello elettromeccanico Elégante, è stato venduto a 27.720 USD (6/12.000 USD di stima). Troviamo, poi, l’Octa Calendrier (119.700 USD), l’Octa Résérve de Marche (138.600 USD), il Centigraphe Sport in alluminio (138.600), il sofisticatissimo Chronomètre Optimum (100.800 USD), l’Octa Chronograph (252.00 USD, da una stima massima di 120.000 USD) e il Vagabondage III su cassa tortue (245.700 USD da una stima massima di “soli” 55.000 USD). Protagonisti assoluti, sono stati, poi, il Tourbillon Souverain con Remontoir d’Égalité, del 2001, in oro rosa (378.000 USD, da una stima max di 240.000) e, dulcis in fundo, il primo Chronomètre à Résonance del 2000 (rarissimo, fa parte della prima serie di 20 pezzi, venduta su ordinazione), aggiudicato per 403.200 USD sulla base di una stima di 120.000/240.000. Rimanendo sugli  “indipendenti”, abbiamo evidenziato poc’anzi le notevoli performance dei Richard Mille di proprietà di Sylvester Stallone, a partire dal RM 59-01, modello Yohan Blake del 2013 (tourbillon scheletrato, in linea, in composito costituito da nanotubi di  carbonio) – battuto per 816.500 USD -, proseguendo con il RM52-01 AN CA-TZP “Skull” del 2013 (tourbillon scheletrato in nano-ceramica TZP, con teschio stilizzato in oro rosa a costituire i ponti del meccanismo) – aggiudicato per 998.000 USD -, e concludendo con il RM25-01 CA del 2018  (in carbonio TPT e titanio, cronografo con tourbillon, bussola montabile, livella e un sistema ermetico per la purificazione dell’acqua), venduto per 937.500 USD. La tecnologia, insomma, desta sempre più interesse, evidentemente, ma anche il link con personaggi famosi fa gola e gioca un ruolo fondamentale e ciò è ulteriormente testimoniato, sempre rimanendo sui segnatempo della collezione di Sylvester Stallone, dal Panerai ref.  5218-201/A, Luminor “Pre- Vendôme” (calibro manuale 6497) del 1993, che l’attore statunitense ha indossato al polso nel film “Daylight” del 1996: da quel momento, il brand cominciò ad uscire dall’anonimato, entrando poi trionfalmente, l’anno successivo, nell’orbita  del Gruppo Richemont (allora Vendôme). Assolutamente originale, in tutte le sue componenti, l’orologio è stato aggiudicato per 214.200 USD (da una stima di 40.000 – 80.000 USD). 

Collezione di Sylvester Stallone. Richard Mille, ref. RM52-01, del 2013, realizzato in ceramica TZP e nanotubi di carbonio, con lo “Skull” scheletrato sul quadrante in oro rosa. Movimento manuale, con tourbillon. Aggiudicato per 998.000 USD.

 

Collezione di Sylvester Stallone. Richard Mille, ref. RM25-01 “Adventure”, del 2018, realizzato in soli 20 esemplari, con cassa da 51 mm in carbonio TPT e titanio. Si tratta di un cronografo con tourbillon, bussola montabile, livella a garanzia dell’accuratezza della bussola, e un sistema ermetico per la purificazione dell’acqua. Movimento manuale, con tourbillon. Aggiudicato per 937.500 USD.

Collezione di Sylvester Stallone. Richard Mille, ref. RM59-01, del 2013, realizzato in collaborazione con il velocista giamaicano Yohan Blake, in 50 esemplari: cassa in composito costituito da nanotubi di carbonio. Sul quadrante squelette, i ponti gialloverdi sono in alluminio anticorodal. Movimento manuale, con tourbillon. Aggiudicato per 816.500 USD.

Collezione di Sylvester Stallone. Panerai, ref. 5218-201/A, Luminor “Pre- Vendôme”, del 1993, indossato da Stallone nel film “Daylight” del 1996. Quadrante nero, ponte di protezione della corona a leva, brevettato. Movimento manuale, calibro 6497. Aggiudicato per 214.200 USD.

Relativamente agli altri top lots, come accennato, Patek Philippe e Rolex sugli scudi. Il primo, con questi tre splendidi pezzi: Ripetizione Minuti e Calendario Perpetuo con Fasi di Luna, ref. 3974G-001 del 2001, in oro bianco (calibro automatico R27Q), battuto per 1.022.200 USD (è uno dei 5 fino ad ora conosciuti in oro bianco); la ref. 3448, chiamata “Padellone” dai collezionisti italiani (a motivo dei suoi 37,5 mm di diametro, nel 1966 decisamente oversize), in oro giallo, primo calendario perpetuo automatico da polso della storia (calibro 27-460Q, costruito sulla prima base automatica della Maison, 12-600 AT, presentata nel 1953), aggiudicato per 529.200 USD; la celeberrima ref. 1518 (introdotta nel 1941 e ritirata nel 1954, con soli 281 esemplari prodotti), cronografo con calendario perpetuo e fasi di luna in oro giallo, risalente al 1946 e assolutamente originale in tutte le sue componenti, compreso il quadrante, manuale, aggiudicata per 504.000 USD (la ref. 2499, sempre in oro giallo, con le medesime complicazioni, che ha sostituito, a partire dal 1951, la ref. 1518, realizzata in soli 349 esemplari in 34 anni di produzione, è stata battuta per 378.000 USD). 

 

Patek Philippe, ref. 3974G-001, del 2001, realizzato in oro bianco (uno dei 5 conosciuti), da 36 mm. Ripetizione Minuti con Calendario Perpetuo e Fasi di Luna. Quadrante argenté con lancette Dauphine. Movimento automatico, con microrotore, calibro R27Q. Aggiudicato per 1.022.200 USD.

 

Patek Philippe, ref. 3448 (denominato “Padellone”), del 1966, realizzato in oro giallo, da 37,5 mm. Calendario Perpetuo e Fasi di Luna. Quadrante argenté con lancette Dauphine. Movimento automatico, calibro R27-460 Q. Aggiudicato per 529.200 USD.

 

Patek Philippe, ref. 1518 (introdotta nel 1941 e ritirata nel 1954, con soli 281 esemplari prodotti), del 1946, realizzato in oro giallo, da 35 mm. Cronografo con Calendario Perpetuo e Fasi di Luna. Quadrante argenté con lancette a foglia e scala tachimetrica periferica. Movimento manuale. Aggiudicato per 504.000 USD.

Riguardo Rolex, due pezzi su tutti: ref. 5517 in acciaio, ossia il Submariner “MilSub”, da 39 mm, risalente al 1977 (fornitura esclusiva al Ministero della Difesa Inglese alla fine degli anni ’70, con indici rivestiti di trizio, codici militari incisi sul fondello, cinturino NATO in nylon, calibro automatico 1520) e assolutamente originale, senza alcun intervento posteriore, battuta per 567.000 USD; cronografo Cosmograph Daytona “Paul Newman” in oro giallo, ref. 6239, con quadrante champagne (a contrasto, contatori e fascia minuteria in nero), del 1967, da 37 mm, dotato del calibro manuale 722-1, aggiudicato per 529.200 USD. Va anche evidenziato l’Omega Seamaster SM 300 che, come per quanto riguarda il citato Rolex ref. 5517, ha ottenuto il record del mondo per le referenze prodotte da Omega per finalità militari (risalente al 1970 circa, da 42 mm, calibro automatico 552, quadrante originale e indici con trizio), battuto per 258.300 USD. Nel medesimo contesto, anche il Tornek-Rayville, Ref. TR-900, del 1966, automatico (fornitura U.S. Army), ha ottenuto il record per lo specifico modello, ossia 176.400 USD. Un ultimo accenno va, poi, fatto, per i quattro Audemars Piguet  Grande Complication, ossia ripetizione minuti/calendario perpetuo/cronografo sdoppiante, scheletrati, realizzati tra il 2007 e il 2009, e offerti a sostegno delle “charity institutions” One Drop e Fondazione Principe Alberto II di Monaco, in acciaio/oro giallo/oro bianco e oro rosa, che hanno ottenuto, per l’acciaio e l’oro rosa, l’eccellente risultato di 504.000 USD.    

  

 

Rolex, ref. 5517, denominato Submariner “MilSub”, del 1977, realizzato in acciaio, da 39 mm. Fornitura esclusiva al Ministero della Difesa Inglese alla fine degli anni ’70, con indici rivestiti di trizio, codici militari incisi sul fondello, cinturino NATO in nylon. Quadrante nero, del tipo “maxi-dial” con lancette a gladio. Movimento automatico, calibro 1520. Aggiudicato per 567.000 USD.

 

Rolex Cosmograph Daytona, ref. 6239, del 1967, realizzato in oro giallo (solo 300 dei 14.000 pezzi prodotti della ref. 6239, hanno previsto la cassa in oro giallo), da 37 mm. Quadrante champagne di tipo Paul Newman (contatori e fascia periferica della minuteria in nero). Calibro manuale 722-1. Aggiudicato per 529.200 USD.

 

Omega Seamaster SM 300, ref. ST 165.024, del 1970, realizzato in acciaio (con corona chiusa a vite), da 42 mm. Impermeabile fino a 30 atmosfere. Quadrante nero con indici rivestiti con trizio. Movimento automatico, calibro 552. Aggiudicato per 258.300 USD (record del mondo per le referenze prodotte da Omega per finalità militari).

 

 

Tornek-Rayville, ref. TR-900, del 1966, realizzato in acciaio sabbiato, da 41 mm; fornitura alla U.S. Army. Quadrante nero con indicatore di umidità al 6. Prodotto in non più di 1.000 esemplari secondo le specifiche militari MIL-W-22176AQ. Movimento automatico, calibro AS 1361. Cinturino NATO in nylon. Aggiudicato per 176.400 USD.


Da circa 25 anni, giornalista specializzato in orologeria, ha lavorato per i più importanti magazine nazionali del settore con ruoli di responsabilità. Freelance, oggi è Watch Editor de Il Giornale e Vice Direttore di Revolution Italia

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