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Tissot PR516 Cronografo, manuale e al quarzo

Tissot PR516 Cronografo, manuale e al quarzo

La Maison di Le Locle è stata protagonista di un’epoca d’oro dell’orologeria, ovvero gli anni ’60 dello scorso secolo. Dopo il Seastar, infatti, gli obiettivi di robustezza e resistenza, associati alla precisione, sono stati egregiamente interpretati dal PR516, a partire dal 1965, un orologio, declinato come solotempo e cronografo, equipaggiato con movimenti meccanici di elevato livello. Specificamente la configurazione cronografica, lanciata nel 1968, è stata individuata da Tissot, come fonte d’ispirazione per una nuova serie di PR516, declinati con movimento manuale e al quarzo (tre varianti). Quando si pesca nella propria tradizione, non si può che vincere…   

Gli anni ’60 del XX secolo per l’orologeria hanno posto le basi per indirizzi estetico-tecnici fondamentali del segnatempo da polso che, al di là del lancio di modelli iconici, oggi stanno determinando il prepotente ritorno degli esemplari vintage e, soprattutto, stanno dimostrando una straordinaria attualità. Le specifiche che i segnatempo dovevano assolutamente rispettare , per incontrare al meglio le esigenze di un pubblico sempre più attento e critico, erano quelle della precisione, della resistenza e dell’impermeabilità. In quel periodo, infatti, si stava imponendo l’orologio professionale, la subacquea era sempre più diffusa e la precisione costituiva, ormai, un parametro imprescindibile (in tale senso, dato un processo di evoluzione meccanica, certamente non veloce e la sua naturale impossibilità a garantire la precisione assoluta, si stava preparando il terreno alla rivoluzione del quarzo che esploderà nel decennio successivo). Un esempio luminoso di un simile contesto “operativo” dell’orologeria, è rappresentato da Tissot che, sul finire degli anni ’50, lanciò una delle sue collezioni più famose, la Seastar, espressione del concept resistente dell’orologio, successivamente declinata in moltissime varianti. Il suo sviluppo, anche sul terreno della precisione, implementando la robustezza, fu costituito, nel 1965, dal PR516, dal design coussin (un tonneau molto compatto) e, in particolare, completato da un inedito bracciale metallico con grandi fori (sigla 707), ispirato dalle razze dei  volanti delle auto da corsa di quel decennio: era possibile adeguare anche un performante cinturino GT. L’artefice di un simile visionario design fu lo svizzero Lucien Gurtner (1928-2004). L’orologio misurava 36 x 37 mm, con uno spessore che si aggirava sui 13 mm. La sigla “PR” stava per “Particularly Resistant” o anche “Precisione e Resistenza”; 516 significa che si trattava del 16° modello della 5a serie (impermeabile). Secondo le pubblicità dell’epoca, questo modello era studiato per essere utilizzato: “In pista, in aria, in acqua – ovunque!”. La robustezza era garantita da un nuovo movimento “flottante” e da giunti flessibili di materiali sintetici che fungevano da ammortizzatori, sia in senso verticale che orizzontale. 

Tissot Seastar PR516 Visodate, in acciaio, su cassa tonneau da 36 x 37 mm. Movimento manuale con data, calibro 781, detto “calibro unico”. Bracciale traforato e satinato, creato dal designer elvetico Lucien Gurtner.

Advertisement del 1966, in cui la mano guantata del pilota è saldamente poggiata sul volante, dalla razza traforata, ispiratrice del bracciale, ad indicare la resistenza dell’orologio alle forti sollecitazioni.

Il pilota peruviano Henry Bradley (1940 – 2016), una leggenda del rally, era un grande appassionato del PR516 e, per dimostrarlo, fece incidere il nome dell’orologio sulla sua Ferrari. 

PR516 Cronografo, in acciaio da 37 mm, del 1970; lunetta con scala tachimetrica e pulsometrica, pulsanti a pompa. Quadrante nero, affissione tri-compax, con i primi 5 minuti crono azzurrati (il tempo di “rally” prima della partenza delle gare automobilistiche o nautiche); sfere luminescenti. Movimento meccanico manuale, calibro Lemania 873, smistamento a navette e innesto laterale. Cinturino in cuoio. Questo modello ha ispirato l’attuale versione meccanica.  

E non solo, perché  le qualità di resistenza ed impermeabilità della serie PR516 (derivate dalla succitata famiglia Seastar) si fondavano anche su altri aspetti. Il primo era quello riguardante il vetro in plexiglass rinforzato, assicurato da un anello di tensione e alloggiato in una cassa spessa per assorbire meglio gli urti; il vetro, infatti, era del 20% più spesso rispetto al normale, all’epoca, e la sua curvatura consentiva una migliore resistenza alle pressioni esterne. Il secondo si riferiva al fondello, del 40% più alto della media, il che permetteva  l’impiego di viti di serraggio con una maggiore profondità della filettatura e, conseguentemente, la guarnizione impermeabilizzante risultava completamente compressa. Infine, anche la corona era stata dimensionalmente rinforzata, unitamente al suo incasso a vite. Il quadrante identificativo, prevedeva ampi indici a barretta, periferici, applicati e lancette a bastone; nelle versioni di PR516 GL (Grand Luxe), la scala della minuteria risultava leggermente rialzata rispetto al piano quadrante e, su di essa, venivano adattati indici massicci. A sostegno di quanto indicato, Tissot attivò anche, nel 1966, una campagna pubblicitaria su misura, in tutto il mondo. Per trasmettere l’idea che i PR516 “continuano a ticchettare (e con precisione) sotto sollecitazioni che potrebbero mettere a tacere altri orologi” , venne scelta l’immagine ravvicinata della mano guantata di un uomo, saldamente appoggiata su un volante. Questa campagna è stata utilizzata con successo fino al 1971 in più di 150 paesi ed è stata anche premiata più volte da svariate associazioni della stampa. Il PR516 del 1965 impiegava il calibro 781 – detto anche “calibro unico”, messo a punto nel 1959 –, 17 rubini, diametro di 26 mm, altezza di 3,7 mm, 18.000 alternanze/ora, secondi al centro diretti, antiurto Incabloc, regolazione su racchetta -, che comprendeva quattro varianti: a carica manuale o automatica, entrambe disponibili con o senza data. La definizione di “calibro unico” derivò dal fatto che, alla fine degli anni ’60, Tissot utilizzò materiali meno nobili, per creare orologi robusti e non costosi, alla portata di tutte le tasche: un passo verso l’economicità dei propri prodotti fu proprio la predisposizione di un calibro di manifattura, adeguabile a tutti i modelli di segnatempo prodotti. Nel 1968, tre anni dopo il lancio del solotempo, venne introdotto il cronografo PR 516. Per comprenderne appieno la valenza, è necessario fare un salto indietro di 10 anni, al 1958, quando il pilota svizzero Harry Zweifel inviò a Tissot una foto firmata, che lo ritraeva seduto al volante della sua auto sportiva, sulla quale scrisse il seguente messaggio: “Il mio Tissot è dalla mia parte in tutte le corse”. Una simile caratteristica “racing” si configurava perfettamente nel PR516, annunciato e, successivamente, commercializzato come la rappresentazione perfetta dell’orologio per piloti automobilistici. Il PR516 divenne presto, dunque, una pietra angolare dell’offerta Tissot, negli anni ’60 e ’70, unitamente al Navigator  (ore del mondo), al T12 (T sta per Tissot e 12 erano le atmosfere d’impermeabilità) e, evidentemente, alla Seastar. 

Tissot PR516 Chronograph Mechanical, in acciaio satinato da 41 mm (13,7 mm di spessore), vetro zaffiro “Glassbox” con trattamento antiriflesso, lunetta con scala tachimetrica (fondo nero) e pulsometrica (fondo bianco) luminescente, pulsanti a pompa lucidi, fondello a vite integrato da vetro zaffiro. Impermeabilità garantita fino a 10 atmosfere. Quadrante nero, lancette a bastone e indici a barretta applicati e luminescenti, minuti crono al 3, ore crono al 6 e piccoli secondi al 9. Movimento meccanico manuale, calibro Valjoux A05.291, riserva di carica di 68 ore. Bracciale in acciaio lucido e satinato; chiusura déployante. Prezzo: 1.975 euro. 

Il profilo del PR516 Chronograph Mechanical ne dimostra tutta la compattezza, considerati i 13,7 mm di spessore, cui danno un bel contributo la lunetta con il vetro “Glassbox” ed il fondello avvitato. Incisiva la satinatura della carrure.

Ancora un’immagine del PR516 Chronograph Mechanical. La scala tachimetrica è regolata sulle 220 unità (km/h), mentre quella pulsometrica prevede una base di 15 pulsazioni ed è tarata sui 180 battiti max.

Attraverso il fondello serrato a vite e integrato con vetro zaffiro, del PR516 Chronograph Mechanical, è possibile vedere all’opera il calibro manuale Valjoux A05.291, derivato dal Valjoux 7753, privato del dispositivo automatico. Sono state apportate modifiche, tra l’altro ai ponti, alla regolazione del bilanciere e al sistema antiurto.

La Maison di Le Locle, per il crono PR 516, seguì la tendenza di periodo, proponendo una cassa tonneau massiccia, da 37 mm,  e trasferendo la scala tachimetrica sulla lunetta (per calcolare la velocità in funzione della distanza, oppure il rendimento della velocità di produzione), in abbinamento a quella pulsometrica, al fine di “aprire” di più il quadrante e favorire la leggibilità delle indicazioni. Vennero realizzate versioni bi-compax e tri-compax (aggiunta delle ore crono ai secondi e ai minuti cronografici), dove i contatori potevano essere rotondi o carré galbé. Il tri-compax poteva contare sulla qualità assoluta del calibro manuale 873, sviluppato da Albert Piguet nel 1965  (lo stesso che, con il nome di 861 fu adottato sull’Omega Speedmaster), da 12’’’ – 27 mm di diametro e altezza di 6,87 mm -, 17/18 rubini, con bilanciere liscio oscillante a 21.600 alternanze/ora, riserva di carica di 50 ore, antiurto Incabloc, smistamento della cronografia a navette ed innesto laterale. Il bi-compax fruiva, invece, del calibro manuale 872, con le medesime caratteristiche di base del 873 (comunque, derivate dal Lemania 1277, con modifiche, ad esempio sul ponte dei minuti crono e su alcuni leveraggi), ma con l’assenza delle ore crono. Sul quadrante, i registri cronografici mostravano lo scorrimento dei secondi crono al centro, minuti crono al 3  e, quando presenti,  ore crono al 6: i secondi continui erano collocati al 9. Su tutte le varianti, un triangolo blu evidenziava i 5 minuti del periodo di rally nelle gare automobilistiche o nautiche prima che venisse sparato il colpo di partenza. Il successo fu notevole e tale che queste versioni cronografiche continuarono ad essere prodotte per tutti gli anni ’70 e, oggi, sono fonte d’ispirazione per la proposta contemporanea che illustreremo più avanti. 

Calibro manuale Valjoux A05.291: 13 ¼’’’ (30,00 mm di diametro), spessore di 7,285 mm, 25 rubini, 28.800 alternanze/ora, bilanciere a inerzia variabile con spirale in Nivachron, molla del bariletto a brida fissa, riserva di carica di 68 ore, dispositivo antiurto Nivachoc A. Sistema di regolazione Chrono, effettuato dal laser, per una precisione nell’ordine di “5+/-5” secondi al giorno. Riguardo al dispositivo cronografico, smistamento a camme e innesto a pignone oscillante.

Calibro manuale Valjoux A05.291. Si posssono notare il bilanciere ad inerzia variabile, il dispositivo antiurto Nivachoc A e la spirale piana in Nivachron con il pitone esterno, su cui agisce il sistema di regolazione Chrono.

Nel PR516 Chronograph Mechanical, le sfere delle funzioni cronografiche sono arancioni e si nota molto bene il profilo del vetro zaffiro “Glassbox”. 

Il PR516, come accennavamo poc’anzi, in particolare proprio per la variante crono, fu associato al motor sport e, in tal senso, beneficiò d’iniziative di “comunicazione” del tutto volontarie, come quella, nel 1968, della leggenda sudamericana (peruviana) del rally, Henry Bradley (1940-2016), grande fan del modello, che fece incidere per pura passione il nome dell’orologio sulla sua Ferrari. Se non altro, ciò dimostra che la qualità, la precisione e la resistenza degli orologi Tissot erano tali da essere apprezzate da atleti di sport estremi, che ne facevano uso per le loro performance in pista. Altra occasione di visibilità molto importante fu legata, nel 1973, ad uno degli episodi della saga di James Bond, esattamente “Vivi e lascia morire”, in cui l’agente segreto più popolare del pianeta era interpretato da Roger Moore. Nel film l’attore indossò il Rolex Submariner 5513, l’Hamilton Pulsar P2 2900 e, ovviamente il Tissot PR516, ma fuori dal set, le cronache riportano che portasse proprio quest’ultimo, semplicemente perché era il suo personale. Negli anni a seguire la collezione PR516 venne aggiornata con moltissime versioni, dall’acciaio al placcato oro o bi-color, con data, day/date o cronografo. É un piacere, quest’anno, raccontare dell’ultima interpretazione.

Nuova collezione PR516

Ed eccoci, dunque, all’interpretazione più contemporanea del PR516, nella sua configurazione cronografica, presentata recentemente dalla Maison di Le Locle. Ispirata da un modello molto apprezzato del 1970, è declinata su di un cronografo meccanico e tre varianti al quarzo. La cassa tonneau in acciaio satinato, da 40 mm (quarzo; spessore di 11,9 mm) e 41 mm  (meccanico; spessore di 13,7 mm), prevede un vetro zaffiro (di tipo Glassbox sul meccanico), lunetta bicolore (nera/blu per il tachimetro, regolato sulle 220 unità; bianca per la scala pulsometrica, tarata su 15 pulsazioni, per un massimo di 180 battiti al minuto), pulsanti lucidi a pompa e bracciale su tre file di maglie bombate, lucide e satinate, con quelle laterali di raccordo (dotato di un sistema d’intercambiabilità). L’impermeabilità è garantita fino a 10 atmosfere.   Sul quadrante, gli elementi comuni alle due versioni sono le lancette a bastone (quella dei minuti con l’estremità che la configura “a siringa”) e gl’indici applicati a barretta, il tutto rivestito con SuperLuminova. La luminescenza riguarda anche le scale sulla lunetta: gl’indici per la scala tachimetrica, il fondo per quella pulsometrica. Questo, per quanto riguarda gli elementi sostanzialmente in comune tra le declinazioni meccanica e al quarzo. In riferimento, specificamente alla prima, attraverso il vetro zaffiro integrato al fondello chiuso a vite, è possibile osservare il calibro Valjoux A05.291, a carica manuale, chiara intenzione della Maison di conservare l’impostazione tecnica e l’allure del modello originale. Derivato dal Valjoux 7753, automatico (ricordiamo che differisce dal ben più noto Valjoux 7750, per la posizione dei minuti crono al 3 e non al 12, attraverso un treno di rinvii), e progettato specificamente per il PR516 Chronograph Mechanical, il calibro Valjoux A05.291 rappresenta la fascia più alta della gamma Tissot. Ovviamente, la modifica più importante è stata l’eliminazione del blocco di carica automatica, dal rotore al sistema di trasmissione della ricarica alla molla del bariletto, sostituito con un nuovo ponte satinato, sul quale spicca la dicitura “TISSOT 1853”. Inoltre, la molla di carica è dotata di una brida fissa invece che scorrevole, consentendo un bloccaggio completo quando è completamente carica. La dimensione del movimento è pari a 13 ¼’’’, ossia  30,00 mm, mentre lo spessore è di 7,285 mm (poco più di 6 mm in meno rispetto alla versione automatica). Dotato di 25 rubini e con bilanciere ad inerzia variabile oscillante ad una frequenza di 28.800 alternanze/ora (misurazione crono a 1/8 di secondo), questo meccanismo assicura una serie di interessanti plus, a partire da una riserva di carica di 68 ore – quasi tre giorni -, ottenuta attraverso un’architettura del bariletto di nuova concezione. 

Tissot PR516 Chronograph Quartz, in acciaio satinato da 40 mm (11,9 mm di spessore), vetro zaffiro, lunetta con scala tachimetrica (fondo blu/nero) e pulsometrica (fondo bianco) luminescente, pulsanti a pompa satinati, fondello a vite inciso. Impermeabilità garantita fino a 10 atmosfere. Quadrante blu/nero, lancette a bastone e indici a barretta applicati e luminescenti, decimi di secondo al 2, piccoli secondi al 6 e minuti crono al 10. Movimento al quarzo, calibro G10.212 Powerdrive (con EOL, indicatore di fine carica della batteria). Bracciale in acciaio lucido e satinato; chiusura déployante. Prezzo: 545 euro.  

Tissot PR516 Chronograph Quartz, in acciaio satinato bicolore da 40 mm (11,9 mm di spessore), dalle caratteristiche medesime del modello in acciaio ad eccezione: lunetta in acciaio PVD oro, sfere ed indici dorati su fondo nero, maglie centrali del bracciale in PVD oro. Prezzo: 595 euro.   

Il  fondello chiuso a vite del PR516 Chronograph Quartz è inciso con una corona d’alloro e il volante di un’auto sportiva con il numero 516 al centro.

Luci, poi sul sistema di regolazione Chrono, messo a punto dalla ETA, che ha eliminato la racchetteria tradizionale, evitando, conseguentemente, le limitazioni d’affidabilità e precisione, nel lungo termine, dovute all’usura di un intervento mirato sulla lunghezza attiva della spirale e all’invecchiamento delle componenti: la regolazione viene effettuata dal laser a garanzia di una precisione notevole – il grado Elaboré performa ad un livello di “5+/-5” secondi al giorno –, particolarmente evidente verso la fine della riserva di carica, un momento in cui il bilanciere rischia di perdere il suo ottimale isocronismo. Un altro attributo chiave dell’A05.291 è la sua resistenza ai campi magnetici, compagni costanti della nostra quotidianità, tra cellulari, computer, televisori, motori e così via: la spirale in  NivachronTM, infatti, ne riduce l’impatto e consente il mantenimento della prestazione in ambienti in cui l’incidenza magnetica può risultare pericolosa. Infine, il calibro A05.291, impiega il dispositivo antiurto Nivachoc A, con una molla dalla forma esclusiva “a cono”, che assicura un efficace assorbimento degli urti ed una contestuale, eccellente centratura dell’asse del bilanciere. Riguardo al dispositivo cronografico, questo riprende i connotati della serie Valjoux, con smistamento a camme e innesto a pignone oscillante, dalla conclamata affidabilità. 

La visualizzazione delle funzioni, derivata dal suddetto calibro, su fondo nero, prevede minuti crono al 3 (con scala argenté azzurrata per i primi 5 minuti, come per l’originale), ore crono al 6 e piccoli secondi al 9, dati i secondi cronografici centrali. 

Passiamo ora alle tre versioni al quarzo dei cronografi PR516, equipaggiate con il calibro G10.212 Powerdrive (con EOL, indicatore di fine carica della batteria), nelle quali il fondello, serrato a vite, è chiuso e  presenta un’incisione raffigurante una corona d’alloro e il volante di un’auto sportiva con il numero 516 al centro, a simboleggiare la tradizione sportiva associata a questa collezione. L’affissione delle funzioni, vede i decimi di secondo al 2, i piccoli secondi al 6 e i minuti crono al 10. I quadranti sono nero e blu (con lunetta ton sur ton), nei modelli in acciaio, mentre, nella variante bicolore in acciaio e acciaio PVD oro (su bracciale, base lunetta, indici e lancette), il quadrante è nero.  

Osservando la silohuette del PR516 Chronograph Quartz, si notano: i sinuosi sfacci lucidi sulla carrure, l’eccellente integrazione del bracciale alla cassa, le maglie del bracciale fortemente bombate, i pulsanti crono satinati (sul modello meccanico manuale sono lucidi).

Profilo del PR516 Chronograph Quartz con, in chiara evidenza,  la personalizzazione della corona con la “T” di Tissot.

Campagna di lancio

Nella vasta distesa di un luogo surreale si svolge la nuova campagna di Tissot, che mette in risalto lo spirito di libertà e l’esplorazione di paesaggi sconfinati. È un omaggio agli anni ’70, enfatizzato dalla bellissima auto d’epoca di quei tempi, che illustra l’origine del Tissot PR516. Un viaggiatore solitario naviga in un mondo deserto ma affascinante. Guidando attraverso questo paesaggio ultraterreno, il suo orologio è un ricordo tangibile del tempo, in un luogo in cui sembra non esistere. Il protagonista si ferma, esce dalla sua auto, prende il binocolo e scruta l’orizzonte. All’improvviso, un luccichio attira la sua attenzione. Incuriosito, guarda attraverso il binocolo e vede una persona di passaggio con borse Tissot, il sole che si riflette sul suo orologio, creando una connessione fugace in un mondo desolato. Mentre continua il suo viaggio, si trova ad affrontare un nuovo imprevisto: un semaforo rosso solitario nel vuoto del deserto. Guarda l’orologio con trepidazione. Quando la luce diventa verde, preme l’acceleratore, proiettato verso l’ignoto. Procedendo nel suo viaggio, nasce un senso di disorientamento. Recuperando una mappa della Svizzera dal vano portaoggetti, contempla le sue origini e il probabile capolinea. La mappa stesa sul cofano dell’auto e l’orologio al polso diventano simboli della sua ricerca di direzione in questo paesaggio senza riferimenti. Il viaggio, quindi, prende una svolta surreale, quando il protagonista viene avvolto da un’ombra enorme: alza lo sguardo e assiste allo spettacolo sorprendente di un gigantesco orologio PR516 che vola sopra di lui, una metafora visiva che fonde tempo e spazio. Tissot, in questa rappresentazione dinamica della vita, apparentemente, sbandata vuol costituire una certezza, una guida, una bussola, legata al tempo e allo spazio, in modo tale che non si perda mai di vista la destinazione finale del proprio percorso. 

Frame della campagna pubblicitaria a sostegno dei nuovi cronografi PR516. Un uomo in viaggio, proiettato verso l’ignoto, sembra vivere in una dimensione atemporale. Sarà il suo Tissot PR516 a dargli i riferimenti necessari e la giusta direzione per ritrovare la sua strada ed i suoi obiettivi. 

Con il nuovo PR516, reinventato mai dimenticando origine, DNA e dettato estetico, Tissot si posiziona tra le opzioni premium della sua gamma e, rimanendo in tema automobilistico, per vincere la sua ennesima sfida, non cerca di essere il più veloce, ma di prendere la curva migliore. Il crono PR516 è studiato per accompagnare chi lo indossa durante ogni competizione, effettiva e nella quotidianità della vita, non solo per festeggiare dopo aver tagliato il traguardo.


Da circa 25 anni, giornalista specializzato in orologeria, ha lavorato per i più importanti magazine nazionali del settore con ruoli di responsabilità. Freelance, oggi è Watch Editor de Il Giornale e Vice Direttore di Revolution Italia

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