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Breguet, Classique Double Tourbillon 5345 Quai de ...

Breguet, Classique Double Tourbillon 5345 Quai de l’Horloge, capolavoro in movimento

Ogni volta che la Maison Breguet apre gli archivi della propria memoria, inevitabilmente, il risultato è qualcosa di spettacolare, che va ad aggiungersi ad una produzione, di per sé, superlativa. In un pezzo quale il ref. 5345, infatti, si trovano degli elementi di carattere tecnico-estetico che spingono l’eccellenza su di un piano emozionale, tale da lasciare senza parole, perché immersi in un tempo lontano, quando l’orologeria era ricerca, scoperta, pura passione, genio e intuizione.   

Nel 1775, Breguet non possedeva ancora il titolo di maestro orologiaio, che nel suo caso è documentato soltanto nel 1784: perciò chiese e ottenne una deroga per mettersi in proprio. Per questo, con la moglie, si trasferì nell’Île de la Cité, vicino al Pont Neuf, in un palazzo in cui affittò inizialmente il piano più alto, sotto le soffitte (verso la fine della Rivoluzione ne divenne propirtario). Quell’imponente edificio apparteneva alla famiglia de Polignac, ed era situato al n. 39 di Quai de l’Horloge.  Il “Quai” in oggetto prende il nome da un vero segnatempo: l’orologio della Conciergerie, ubicato all’angolo di un edificio, dove Quai de l’Horloge definisce un’intersezione con il Boulevard du Palais. Venne installato nel 1371 ed è stato il primo e più antico orologio pubblico di Parigi, a prendere il nome, per l’appunto, dal palazzo della Conciergerie, utilizzato, in passato, anche come prigione. Diciamo tutto questo, a beneficio di coloro i quali interpretano e amano l’orologeria in modo appassionato ed emotivo, attenti al suo trascorso storico ed alle sue tradizioni: ben sapendo che oggi, la sede di Breguet si trova nella Vallée de Joux, in Svizzera, non rinuncerebbero ad una passeggiata dall’orologio della Conciergerie, lungo Quai de l’Horologe, fino al n. 39, per calpestare lo stesso suolo che ha accolto i passi del grande Maestro, fermandosi, come lui, di fronte all’entrata dell’atelier, prima di cominciare la giornata lavorativa. Parigi è una città straordinaria, con mille siti da visitare, ma per l’appassionato, Quai de l’Horloge è speciale, è unica, perché è qui che è nata l’orologeria moderna. E va tenuto presente che fu proprio nell’intorno di quel periodo che Breguet mise a punto l’orologio perpetuo a massa oscillante, che cominciò a commercializzare dal 1780

Ritratto di Abraham-Louis Breguet, quando aveva un’età intorno ai 30 e aveva appena cominciato la sua attività al n. 39 di Quai de l’Horloge. 

Naturale che un simile patrimonio, una simile immagine costituisca fonte d’ispirazione per la Maison che porta il nome del genio di Neuchâtel, ed ancor più naturale che ciò, oggi, sia avvenuto, per l’ultima versione del Classique Double Tourbillon, piccolo capolavoro, introdotto dalla Maison, per la prima volta, nel 2006, caposaldo consolidato dell’offerta Breguet. In questo modello, in platino, da 46 mm, con la consueta carrure cannelé, le anse rettilinee saldate, il vetro zaffiro “glace box” dalla notevole trasparenza (comporta uno spessore di 16,8 mm), le due gabbie indipendenti dei tourbillon sono montate sulla platina del meccanismo, che completa una rotazione di 360° in 12 ore: il ponte superiore dei tourbillon è brunito per metà della sua lunghezza, a definire la lancetta delle ore, a Pomme Évidée. I due bariletti, dal tamburo aperto a visualizzare la molla di carica,  situati sullo stesso piano della platina, prevedono dei ponti in acciaio elaborati a riprodurre la “B” di Breguet, con gli sfacci ad Anglage e spettacolari interventi di lucidatura, a mano, su angoli interni apparentemente “impossibili” da trattare. Ogni tourbillon, quindi, dispone del proprio treno del tempo, disposto simmetricamente rispetto all’altro, e il suo moto regolatore in uscita è armonizzato da un differenziale per determinare un’unica velocità media di rotazione che, a sua volta, è studiata per  attivare la rotazione del blocco-meccanismo e, conseguentemente, di quella delle lancette delle ore e dei minuti. 

Il Classique Double Tourbillon 5345 Quai de l’Horloge, in platino, da 46 mm (spessore di 16,8 mm); carrure cannelé, anse saldate e vetro in zaffiro “glace box”. Quadrante con meccanismo a vista, sfere di ore (prolungamento del ponte dei due tourbillon)/minuti a Pomme Évidée in acciaio azzurrato, anello in vetro zaffiro con indici azzurrati a numeri romani. Movimento meccanico manuale di manifattura, calibro 588N, da 16 ½’’’, con due tourbillon, sul fronte, montati su di una platina lavorata guilloché, ruotante  centralmente in 12 ore; riserva di carica di 50 ore; bilancieri monometallici con viti di compensazione in oro oscillanti a 18.000 alternanze/ora. Cinturino “Stone”, in caucciù e ardesia naturale.
Spettacolo puro lato fondello, integrato da un vetro zaffiro, aperto su di una lastra in oro massiccio, incisa a riprodurre il fronte dell’edificio in corrispondenza del numero 39 di Quai de l’Horloge, a Parigi, sede leggendaria del laboratorio di Abraham-Louis Breguet, così come appariva all’inizio del XIX secolo: attraverso i vetri delle finestre, si scorgono i ruotismi dorati. 
In quest’immagine si può ammirare la tridimensionalità della composizione meccanica sul quadrante. Le due gabbie dispongono ognuna di un treno del tempo indipendente, a partire dal bariletto, e sono, poi, accoppiate da un differenziale che determina la marcia media dei due movimenti; sono montate sulla platina del meccanismo, che completa una rotazione di 360° in 12 ore e il ponte superiore dei tourbillon è brunito per metà della sua lunghezza, a definire la lancetta delle ore, a Pomme Évidée. I due bariletti, dal tamburo aperto a visualizzare la molla di carica, prevedono dei ponti in acciaio elaborati a riprodurre la “B” di Breguet. Sempre d’impatto, poi, la carrure cannélé e le anse rettilinee e si può notare il vetro zaffiro di tipo “glace box” (16,8 mm di spessore).

In questo pezzo, che suscita inequivocabilmente una grande ammirazione, la Maison, pur nella sua imponenza, ha fatto in modo da esplicitare anche grazia ed eleganza, ossia quella cura e moderazione estetica che Breguet perseguì sempre nel design dei quadranti e nel layout del movimento: in tal senso, e il n. 160 realizzato per Maria Antonietta ne è un celeberrimo esempio, Abraham-Louis non disdegnò comunque di costruire meccanismi dalla grande complessità. Come si sarà potuto intendere, il fronte di questo Classique Double Tourbillon si manifesta come vero e proprio spettacolo di cinetica, potente, poliedrico, ma dalla rigorosa simmetria. Una volta girato, ecco ciò che non ci si aspetta, a generare meraviglia. Normalmente il piano posteriore di tali orologi è molto minimal rispetto all’esplosione microcosmica del quadrante, in qualche modo “deludente”. Normalmente… Nel Double Tourbillon Quai de l’Horloge, invece, ci aspetta una sorpresa molto affascinante, per non dire impressionante. Attraverso il vetro zaffiro adattato sul fondello, fissato da 8 viti, è possibile infatti ammirare una lastra, in oro massiccio, incisa con una scena che risale agli albori del XIX secolo: si tratta della facciata dell’edificio al 39 di Quai de l’Horloge, come risultava ai tempi in cui vi lavorava Breguet, riprodotta mediante incisione a bulino, incredibilmente dettagliata, fino alla trama degli stessi mattoni o alla riproduzione di un’ambientazione nebbiosa. Per non parlare dei vetri delle finestre, attraverso i quali si scorgono i ruotismi dorati del calibro. A sentire i designer e i tecnici della Maison, il color oro delle ruote visibili attraverso le piccole aperture sulla lastra incisa, hanno lo scopo di riprodurre l’effetto della luce delle candele al tramonto. Si scorge, persino, una figura seduta che guarda da una delle finestre inferiori: la si può trovare solo se si punta lo sguardo con pazienza. Come intuibile, l’intero fronte anteriore del movimento ruota, ma il piano posteriore no, il che significa che le ruote visibili costituiscono una parte del dispositivo meccanico preposto alla ricarica e alla regolazione oraria: si sviluppa su treni di ruote indipendenti. In tal senso, avvenendo la ricarica attraverso un’unica corona, che fruisce di un sistema di sicurezza dinamometrico per impedire la sovraccarica, uno dei due bariletti è dotato di una flangia di frizione, simile a quelle usate sugli orologi automatici, per cui la molla si disinnesta, una volta armata, fino alla ricarica completa del secondo bariletto. Il costo di questo orologio è assolutamente elevato (più di 500.000 euro), in tutta evidenza, ma trattasi comunque di una produzione limitata e non di una serie limitata. 

Applicazione del ponte dei due tourbillon, in acciaio, la cui parte azzurrata costituisce la lancetta delle ore.
Adattamento, sul meccanismo incassato, dell’anello in vetro zaffiro, su cui sono serigrafati gl’indici orari a numeri romani azzurrati.

Questo segnatempo è destinato a fare impressione a svariati livelli, ma non nel senso della ricchezza e dell’opulenza, agli occhi non solo degli autentici appassionati di Breguet, ma anche di coloro i quali apprezzano particolarmente ciò che Breguet rappresenta, e cioè la bellezza e l’innovazione nell’orologeria, ad un grado eguagliato da pochissimi brand, in associazione ad un patrimonio di savoir-fare unico. Entrando un poco più nel dettaglio del movimento manuale di manifattura, calibro 588N, da 16 ½’’’, scorrente su ben 81 rubini e regolato su 6 posizioni (come chiaramente indicato in una piccola targa, in basso, sulla lastra posteriore incisa), esso si compone di ben 738 parti  e prevede un’autonomia di carica di 50 ore. I bilancieri, oscillanti ad una frequenza di 18.000 alternanze/ora, sono bimetallici con viti di compensazione in oro, con spirali Breguet in acciaio – la curva terminale consente alla molla di allungarsi concentricamente -, e ruotano su di una platina pivotante centrale rifinita guilloché. Come noto, la curva Breguet della spirale viene effettuata a mano, così come sono i tecnici stessi a provvedere a tutte le regolazioni e all’equilibratura delle gabbie dei tourbillon. Insomma, questo doppio “sistema planetario”, come Breguet intendeva il Tourbillon, dà vita ad una delle scenografie più spettacolari che la manifattura Breguet abbia mai sviluppato: tutti i componenti sono meticolosamente allungati, smussati e satinati a mano, mentre il guillochage trova un nuovo modo di espressione sul movimento, rimpiazzando il tradizionale Perlage. Chiudono l’insieme i doppi riferimenti orari, a numeri romani, sullo spessore interno della cassa e, azzurrati,  sull’anello periferico in vetro zaffiro adattato a movimento incassato. Il Classique Double Tourbillon 5345 Quai de l’Horloge si chiude al polso mediante un cinturino, denominato “Stone”, all’altezza della complicazione assoluta di tutto l’insieme: infatti, su di una base in caucciù trattata con adesivo, è applicato a pressione, un foglio sottile di ardesia naturale, ad ottenere una texture sfumata e cangiante: la fibbia è déployante in platino. Giusto il tempo, dopo aver chiuso l’orologio al polso, di tornare a visualizzare i due tourbillon in movimento sul fronte, immaginando il Maestro di fronte al suo laboratorio di Quai de l’Horolge, al numero 39.

Operazione di lucidatura del ponte del bariletto, in acciaio, a riprendere la “B” di Breguet, effettuato con uno strumento in legno di bosso. 

Dida 

Sulla lastra in oro massiccio, visibile lato fondello, incisa a riprodurre il fronte dell’edificio in cui era situata la bottega di Breguet, a Parigi, un tecnico adatta, come fosse un puzzle, una componente del blocco centrale.
Il delicato e complesso lavoro d’incisione della lastra in oro massiccio, nella specifica esecuzione della placca in basso a destra, in cui sono riportate le primarie caratteristiche del movimento: Swiss Made, regolato su 6 posizioni, 81 rubini. 

Da circa 25 anni, giornalista specializzato in orologeria, ha lavorato per i più importanti magazine nazionali del settore con ruoli di responsabilità. Freelance, oggi è Watch Editor de Il Giornale e Vice Direttore di Revolution Italia

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