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Corum LAB 02, un dialogo tra passato e futuro

Corum LAB 02, un dialogo tra passato e futuro

La Maison di La Chaux-de-Fonds presenta il LAB 02: esempio di ricerca meccanica, fondata sull’elaborazione di un approccio assolutamente tradizionale. Il movimento complicato con tourbillon volante, è assoluto protagonista, in assenza del quadrante, ed è visibile sul fronte, sul retro e sui fianchi, dato l’impiego del vetro zaffiro anche a comporre la carrure.

Un dialogo tra il passato e il futuro del segnatempo, questo l’obiettivo della serie LAB di Corum, pensata per gli appassionati ed i collezionisti, ricercando un design contemporaneo e calibrati contributi tecnologici. Questo concept, sviluppato nel 2018,  ha esordito all’inizio del 2019 con la LAB 01 Collection, declinata nei modelli Heritage Corum LAB 01, su cassa tonneau con corona al 6, in acciaio Damasco e in titanio grado 5, entrambi trattati DLC nero: automatico di manifattura con microrotore, la sua architettura tecnica e la scheletratura sintetizzavano un approccio avveniristico alla base tempo, giocata sugli effetti circolari. Tutto rientra, comunque, nell’alveo di un brand che, a partire dal 1955, è identificato come ‘differente’, ‘fuori dal coro’, un’isola a sé stante. Una tensione verso l’anticonformismo, questa, che deve essere costantemente alimentata, prendendo certamente dei rischi, ma non disattendendo mai le aspettative del pubblico. E, infatti, il claim dell’attuale campagna è “Risk is the Reward”, ossia “il Rischio è la Ricompensa”. Un impegno severo da distribuire su più fronti, attualmente costituiti dalle linee Admiral, Golden Bridge, LAB, Heritage e Bubble. 

LAB 02 di Corum nella versione in oro rosa senza finitura in diamanti. La cassa da 45 mm, accoglie un movimento meccanico manuale, calibro CO 300 da 16 ½’’’, completamente a vista, con bariletto al 12, tourbillon volante al 6, riserva di carica all’8 e Gran Data al 4, ribaltato sul fronte, privo dei classici ponti e avvitato su di una lastra in vetro zaffiro. I ruotismi del treno del tempo sono imperniati su cuscinetti a sfere, in luogo dei classici rubini. Il bilanciere, con viti di compensazione, oscilla a 21.600 alternanze/ora, fruisce di 33 rubini e dispone di 55 ore di riserva di carica. Le lancette a bastone si riferiscono a indici applicati sul rehaut satinato.
Il LAB 2, si allaccia al polso mediante un cinturino in alligatore con fibbia déployante personalizzata. Si può osservare il retro del movimento, con l’articolato disegno della platina scheletrata, a sostenere uno schema tecnico articolato, ma assai ingegnoso ed originale nella sua semplicità. 

Tornando, dunque, alla serie LAB, sono circa due anni che Corum ha messo in cantiere il secondo capitolo, dopo quello appena illustrato, con l’obiettivo, anche in questo caso, di “forzare” i limiti della tradizione, conducendola su territori inesplorati, dimostrando cosa sia possibile fare e lasciando intendere dove si potrà arrivare in futuro. Il tutto, comme d’habitude – un esercizio portato avanti da sempre nella collezione Golden Bridges -, nella massima trasparenza possibile. In tal senso, la cassa rotonda da 45 mm di diametro e 13,5 mm di altezza, prevede una carrure composta da quattro sezioni ricurve di vetro zaffiro al fine di visualizzare anche i fianchi del meccanismo manuale, calibro CO 300, completamente osservabile, evidentemente, sia sul fronte che sul retro (il fondello è fissato con 4 viti), in totale assenza di quadrante, attraverso gli altrettanti vetri zaffiro collocati a protezione del movimento medesimo. Si tratta, come detto, di un carica manuale, strutturato su 416 componenti, totalmente scheletrato, il cui quesito progettuale di partenza è stato il seguente: Cosa succederebbe se il movimento non appoggiasse su alcun ponte?”. Una domanda alla quale il team tecnico incaricato da Corum ha dovuto aggiungere ulteriori complicazioni costituite da tourbillon volante, riserva di carica e data digitale. 

L’originale dispositivo per l’indicazione della riserva di carica, all’8, leggibile attraverso il vetro zaffiro montato sulla carrure. Si osservi, su tre intagli posti su di un elemento cilindrico (da 0 a 55 ore, dal basso verso l’alto), la posizione della freccia rossa all’estremità del braccio calettato su di un tubo filettato: quest’ultimo, posto sulla sinistra – in basso – del bariletto, guidato da un dispositivo differenziale, fa scendere il braccio via via che la carica diminuisce e, grazie all’azione del rocchetto a ore 11, lo fa risalire.
In primo piano la gabbia del tourbillon volante, personalizzata con la “chiave” di Corum; a sinistra, l’indicazione della riserva di carica, mentre si può notare, il treno del tempo, a partire dalla ruota di centro, su cui asse sono calettate le lancette, fino ad arrivare, attraverso la ruota della minuteria e quella mediana, alla ruota dei secondi che governa il movimento del tourbillon.  

La prima complicazione, comunque, non era legata ad alcun indicatore aggiuntivo o device tecnico, ma ha riguardato la costruzione di un movimento, necessariamente non inserito tra platina e ponti: un’”imposizione” preventiva che, relativamente ai ruotismi del treno del tempo, ribaltati fronte meccanismo, ha obbligato, in assenza di un ponte superiore, a prevedere assi molto più lunghi rispetto al normale. Tale soluzione ha fatto sì che, in corrispondenza degli stessi, sulla platina, non venissero adattati rubini (comunque, presenti nella misura di 33 unità), ma cuscinetti a sfera, per conferirgli maggiore resistenza e stabilità. Osservando l’architettura del calibro CO 300, da 16 ½’’’, che poggia totalmente su di una lastra interna in zaffiro, invisibile, dando l’impressione di sospensione o fluttuazione nella cassa, si nota il tamburo squelette del bariletto al 12, con molla di carica bene in vista, dal quale si diparte il suddetto treno del tempo, dalla ruota di centro, passando per quella della minuteria, e poi dalla ruota mediana e arrivando alla ruota dei secondi attraverso un doppio ingranaggio di collegamento con il tourbillon volante, in modo tale da ingaggiare lo scappamento, la cui gabbia è completata, orgogliosamente, con la “chiave” di Corum. L’indicazione della riserva di carica all’8 è leggibile dalla carrure, osservando, su tre intagli posti su di un elemento cilindrico (da 0 a 55 ore, dal basso verso l’alto), la posizione della freccia rossa all’estremità del braccio calettato su di un tubo filettato: questo, posto sulla sinistra – in basso – del bariletto, guidato da un dispositivo differenziale, fa scendere il braccio via via che la carica diminuisce e, grazie all’azione del rocchetto a ore 11, lo fa risalire (basta, in ogni caso, verificare lo stato della molla intorno all’albero del bariletto per comprendere, in linea di massima, lo stato d’autonomia del movimento). Il bilanciere, con viti di compensazione, oscilla a 21.600 alternanze/ora e la riserva di marcia massima del meccanismo è prevista in 55 ore. 

Focus sulla Gran Data, indicata attraverso due dischi sovrapposti, riferiti alle decine e alle unità e governata dalla ruota delle ore.
In quest’immagine, in cui si scorge, sullo sfondo, il grande bariletto con molla a  vista, si può apprezzare il gioco di trasparenze che incornicia il calibro manuale CO 300, facendone apprezzare l’architettura e la composizione d’assoluta avanguardia. 

Sulla parte destra del bariletto, al fine di visualizzare la Gran Data, al 4,  su doppio disco sovrapposto, una grande ruota dentata, ingaggiata con la ruota delle ore, ingrana con un ruotismo a denti di sega che governa il disco delle unità, sottostante a quello delle decine. La visione d’insieme, sul quale scorrono lancette a bastone, lascia emergere una sottile ricerca simmetrica ma, primariamente, vuol far apprezzare la magia della meccanica in movimento, in tutta la sua incredibile, quanto naturale efficacia. A causa della notevole complessità di questo orologio, per ogni variante, sono realizzati solamente 10 esemplari, identificati da un numero specifico su di una piccola placca sull’asse del bariletto. In tal senso, ogni LAB 02, rigorosamente assemblato a mano, è personalizzabile: è possibile, infatti, scegliere il colore dell’oro (rosa o bianco), la tipologia dell’eventuale finitura preziosa, la dimensione e il sertissage dei diamanti, così come le pietre colorate. 


Da circa 25 anni, giornalista specializzato in orologeria, ha lavorato per i più importanti magazine nazionali del settore con ruoli di responsabilità. Freelance, oggi è Watch Editor de Il Giornale e Vice Direttore di Revolution Italia

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