Il sodalizio tra Frederique Constant e le fascinose auto d’epoca elaborate da Austin-Healey prosegue sulla pista del successo con il Vintage Rally Automatic: l’orologio giusto per gli appassionati delle quattro ruote, molto “british”…
Era un ritorno molto atteso quello del Vintage Rally Healey Automatic di Frederique Constant, modello in edizione limitata che ha trovato un posto d’onore nel cuore degli appassionati delle auto sportive che hanno fatto epoca: l’edizione precedente risale al 2018. Le gare automobilistiche hanno sempre avuto una storia legata a doppio filo con l’orologeria di precisione. Per questo la manifattura orologiera svizzera, con sede a Plan-les-Ouates, nel canton Ginevra, ha cercato e trovato la collaborazione con il marchio automobilistico britannico Austin-Healey (auto sportive ad alte prestazioni, prodotte tra il 1952 e il 1972), dando vita a un “deal” che, dal 2004, non si è mai interrotto. E ha visto trascorrere, in oltre 3 lustri di fedeltà e amicizia tra orologeria e fine meccanica applicata alle quattro ruote, gare di rally, raduni di amatori, e passione per quello stile rétro che trasmette istantaneamente raffinata sofisticatezza.
Frederic Constant torna così sulla griglia di partenza con due nuovi modelli destinati in tutto e per tutto ai gentlemen-driver, interpretati in senso metropolitano. Sostanzialmente coloro che sanno apprezzare un design classico, basato però su elementi iconici quali il verde inglese e sul fascino discreto dell’oro rosa. I due segnatempo, dal piglio decisamente sportivo, entrambi a tre lancette – con data a finestrella alle ore 3 –, sono realizzati su di una cassa in acciaio da 40 mm, equipaggiata con un movimento automatico, calibro FC-303: 38 ore di riserva di carica, 26 rubini e 28’800 alternanze/ora. Entrambi in serie limitata a 2.888 esemplari, i due nuovi Vintage Rally Healey Automatic si presentano con un quadrante nel tipico e audace verde inglese – tratto caratteristico delle Austin Healey d’epoca – e nell’elegante tono dell’argenté, abbinato ad una raffinata cassa placcata in oro rosa, che ben si accompagnano, tra l’altro, al cinturino in vera pelle di vitello “traforata”: un must per i piloti da corsa, che lo hanno sempre privilegiato a causa della sudorazione del polso durante una competizione sportiva. Per la precisione, il cinturino è marrone chiaro per la variante in acciaio, e marrone scuro per quella placcata in oro rosa. La Maison, distintasi peraltro per aver lanciato, nel 2015, il primo Horological Smartwatch di fabbricazione svizzera (mostra l’ora in modo completamente analogico e su di un quadrante classico), ha sempre puntato proprio sulla concezione d’antan e sul grande fascino dei cinturini traforati, a memoria di quelli che accompagnavano i mitici orologi da rally della prima metà del XX secolo. In quanto, invece, alla suindicata tonalità verde “inglese, del quadrante, la Casa ginevrina l’ha proposta l’ultima volta su di un cronografo da 42 mm, nel 2018.
Entrambi i modelli riportano, inoltre, come particolare distintivo, un’incisione sul fondello in acciaio, che ritrae la celebre Healey 100S, immatricolata NOJ393, in piena accelerazione: una vettura acquistata nel 1969 da un collezionista per 155 sterline, e rivenduta a quasi un milione di euro nel dicembre 2011, uno splendido esempio di auto sportiva Made in Great Britain.
Nell’intorno dell’incisione, compare il numero di serie individuale per ogni pezzo, come accennato un’edizione limitata a 2.888 esemplari, che viene proposta in un set da collezione completo di perfetta replica in miniatura della famosa Austin Healey NOJ393. Un gioiellino che mette davvero voglia di calzare un paio di mocassini da guida, girare la chiave nel quadro, ascoltare il rombo di un motore, e fare un bel giro nelle Cotswolds, le celebri colline inglesi ad est di Oxford: ascot al collo e vento nei capelli.
Romano, appassionato di orologi fin dalla tenera età, vivo nel passato ma scrivo tutti giorni per Il Giornale e InsideOver, dove mi occupo di analisi militari e notizie dall’estero. Ho firmato anche sul Foglio, L’Intellettuale Dissidente e altre testate.
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