Breguet, quattro passi nel mito

Sintetizzare  la straordinaria ed unica allure dell’orologio Breguet è opera decisamente impossibile. Cercheremo, comunque, di evidenziare qualche aspetto particolare e ricercato che pone questo brand in cima ai desideri dei più ambiziosi appassionati collezionisti, pronti a tutto pur di entrare in possesso dei modelli più sofisticati, connotati dall’inconfondibile quadrante argenté Clous de Paris e dalla fascia satinata sulla quale scorrono i numeri romani,  e dei capolavori unici realizzati dalle mani del Maestro di Neuchatel. Il tutto con un link costante con i capolavori del presente. 

Abraham-Louis Breguet è stato, probabilmente, l’uomo al quale l’orologeria deve la sua affermazione definitiva ed il suo sviluppo contemporaneo. I suoi orologi (quasi esclusivamente modelli da persona e pendolette da viaggio) grazie alla potenza innovativa, ai contenuti tecnici ed alla raffinatezza stilistica che esprimevano hanno simboleggiato e consolidato l’ascesa dell’”Uomo” quale assoluto protagonista della Storia. Dietro Breguet si avverte immediatamente l’unicità del genio, capace di sintetizzare le conoscenze scientifiche e le tensioni culturali in un qualcosa che prima delle sue invenzioni nessuno avrebbe potuto anche solo immaginare. Trait d’union tra le ultime avvisaglie del razionalismo illuministico e i primi passi del romanticismo ottocentesco, il prodotto Breguet esprime un linguaggio universale, sfuggente nella sua agognata perfezione,  impensabile nella sua complessità, eppure semplice e coinvolgente per l’immediatezza del messaggio. In aggiunta a tutto ciò, Breguet fu il massimo interprete dell’orologeria espressa dalle botteghe artigiane, all’interno delle quali la lavorazione manuale di ogni singolo pezzo costituiva, di fatto, un’unicità (in apertura, alcuni schizzi illustrativi del  Maestro di Neuçhâtel). Dalla sua bottega uscirono in tutto, poco più di cinquemila pezzi, rigorosamente fabbricati artigianalmente: dall’inizio della lavorazione alla consegna al proprietario passavano mesi, a volte anni. Oggi molti di questi straordinari esemplari fanno parte della collezione della Maison e quando accade di trovarli presentati in asta, si accendono battaglie senza esclusione di colpi. A partire dal settembre del 1999 Breguet fa parte dello Swatch Group, per volontà di Nicolas G. Hayek, suo fondatore e Presidente del Consiglio di Amministrazione, scomparso nel giugno del 2010 all’età di 82 anni. Hayek considerava la Maison, della quale si assunse anche la responsabilità operativa, una creatura privilegiata, lavorando duramente perché riprendesse appieno il suo ruolo naturale di riferimento dell’Alta Orologeria, attraverso un link fortissimo con il suo passato e la sua insostituibile tradizione. Infatti, i modelli attuali presentano inconfondibili le caratteristiche che distinguono un Breguet da tutti gli altri orologi: quadranti d’oro rabescati a mano, lancette “Pomme évidée” in acciaio azzurrato, trattamento cannelé sulla cassa, numeri di produzione unici, etc…  Una connection che risalta in modo decisamente evidente osservando nelle immagini che proponiamo, in modo alternato, le intuizioni geniali più originali del Maestro e quelle contemporanee dei suoi successori, attenti in modo maniacale a non tradire la filosofia ed il credo originari. 

Breguet n. 947, Orologio “Souscription”. Cassa in argento lavorato guilloché, rifinita con fili in oro; carrure cannelé. Movimento con scappamento a cilindro di rubino. Quadrante smaltato con lettura a doppio senso. Venduto nel 1802.

A cominciare dai celebri  Souscription (realizzati tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo), modelli “semplici”, ad una sola lancetta: il loro nome era motivato dal fatto che occorreva versare, al momento dell’ordinazione, 200 franchi. Il costo dell’orologio non superò mai i 600 franchi poiché Breguet, una volta raccolto un certo numero di ordinazioni, metteva in lavorazione i modelli corrispondenti “risparmiando” sia sull’acquisto degli sbozzi, che sulla lavorazione. Comunque, la particolarità innovativa dei Soucription fu senz’altro l’impiego dello scappamento a cilindro con l’inserimento di una sezione in rubino e l’utilizzo dell’acciaio in luogo dell’ottone per il corpo del cilindro stesso: modifiche che, rispetto agli scappamenti a cilindro dei maestri orologiai inglesi come Arnold e Graham, portarono lo scarto medio giornaliero da 5/10 minuti a meno di un minuto (con questi accorgimenti tale scappamento fu adottato fino al 1950). 

Nel 2009, Breguet ha lanciato il Classique Grande Complication 5347, con doppio Tourbillon girevole, in oro rosa. Racchiude un meccanismo brevettato, a carica manuale, in cui due tourbillon ruotano sull’asse delle ore. Un capolavoro tecnico ed estetico ospitato in una cassa d’oro rosa del diametro di 44 mm, che contiene oltre 570 componenti. I due tourbillon, l’uno indipendente dall’altro, sono accoppiati tramite un meccanismo a ingranaggi differenziali, e fissati su una piastra centrale girevole che compie una rotazione completa in 12 ore. Il differenziale trasmette la marcia media dei due tourbillon al meccanismo che indica le ore e, di conseguenza, alla piastra centrale girevole. La marcia dell’orologio è, quindi, la risultanza della marcia media dei due tourbillon, due volte più precisa rispetto a un movimento normale. L’ora è indicata dal ponte che unisce i due tourbillon e che funge da lancetta. Una classica sfera centrale scandisce invece la successione dei minuti. La piastra/quadrante è rabescata a mano. 

Classique Grande Complication 5347, con doppio Tourbillon girevole, in questa versione presentato nel 2009. Il movimento meccanico manuale prevede due tourbillon allineati sull’asse della lancetta delle ore, accoppiati mediante un differenziale, che trasmette la loro marcia media. A loro volta i tourbillon sono montati su di una piastra superiore, incisa a mano a guilloché, che compie una rotazione in 12 ore

Classique Grande Complication 5347, con doppio Tourbillon girevole, in questa versione presentato nel 2009. Il movimento meccanico manuale prevede due tourbillon allineati sull’asse della lancetta delle ore, accoppiati mediante un differenziale, che trasmette la loro marcia media. A loro volta i tourbillon sono montati su di una piastra superiore, incisa a mano a guilloché, che compie una rotazione in 12 ore.

Una delle più incredibili realizzazioni di Abraham-Louis Breguet è poi, senza alcun dubbio, la Pendola Simpatica che presentò abbinata all’impiego del nuovo scappamento libero a forza costante nel 1798 (il suo primo brevetto d’invenzione, finalizzato a sostituire l’irregolarità della forza motrice classica con una forza rigorosamente costante da trasmettere all’organo in vibrazione). In una lettera indirizzata al figlio sul finire del 1795, Breguet scrisse: “Ho inventato un sistema che permette di mettere un orologio all’ora e di regolarlo senza che lo faccia una persona (…). Ecco come funziona: si costruisce una pendola o un orologio da marina destinato ad accogliere un orologio portatile (…). Poi, ogni sera, andando a letto, si piazza l’orologio sulla pendola. L’indomani mattina, oppure un’ora dopo, indicherà la stessa ora della pendola”.  Prodigioso.  I successivi brevetti più noti ottenuti dal Maestro, furono  il tourbillon, descritto come “l’orologio che compensa tutte le alterazioni che si possono verificare nel bilanciere e nella molla a spirale”, ottenuto il 26 giugno 1801 e, nello stesso anno, il dispositivo antiurto “parachute”: “L’orologio con paracadute, si può gettare a terra con violenza senza che i perni subiscano la minima alterazione”.  

Breguet, Pendola Simpatica n. 666 e orologio n. 721. Cassa in mogano vetrata sui quattro lati e alta 25,4 cm; quadrante d’argento. L’orologio, n. 721, ha un diametro di 6 cm, cassa in oro, quadrante in smalto. Venduta nell’agosto del 1814 al futuro Re d’Inghilterra, Giorgio IV.

Sempre nell’ambito della serie Classique, e sempre nel 2009, per la sua costruzione squisitamente d’antan, non passa inosservato il modello 7337, esemplificazione moderna del celebre quadrante decentrato della Maison, attorno al quale si collocano le indicazioni della data e del giorno su finestrelle stilizzate e le fasi lunari, con i piccoli secondi: la grafica è ispirata all’antico modello n° 3833 (1823) ed il movimento meccanico automatico  extrapiatto è il calibro 502 di Breguet. Ancora Classique, ed ancora complicazioni al top con il ref. 7637, ripetizione minuti. Già nel 2008 Breguet ha ridisegnato completamente il dispositivo preposto, adottando nuovi materiali e diverse collocazioni per i timbri e i martelletti. La cassa da 42 mm di diametro ospita oltre alla ripetizione dei minuti, le indicazioni dei piccoli secondi e delle 24 ore: il suono cristallino emesso dalla cassa assume una intensità speciale ed unica fra gli orologi con ripetizione dei minuti senza suoneria del tipo cattedrale. I timbri in oro sono intonati al colore della cassa, mentre i martelletti di metallo duro sono levigati e smussati, in un contesto meccanico manuale. 

Breguet Classique, ref. 7337, in oro giallo (2009). Quadrante decentrato e indicazione del giorno e della data a finestrella, ai lati delle fasi lunari, sulla scia di una grafica molto vicina al modello n. 3833 di Breguet (1823). La doppia finitura guillochage impreziosisce l’esemplare, il cui movimento automatico ultrapiatto prevede anche la presenza dei piccoli secondi al  5.

E torniamo al “capostipite”, con una creazione particolarissima, ulteriore esempio del suo intuito geniale. Verso la fine del XVIII secolo, Lord Wellington (il generale inglese che sconfiggerà Napoleone a Waterloo), cliente di Breguet, suggerì al Maestro lo spunto per la realizzazione degli orologi à tact, ovvero esemplari che permettevano la conoscenza dell’ora  tastando la posizione di una lancetta collocata esternamente alla cassa, in rapporto a dei bottoni tattili collocati sulla carrure. Gli orologi tattili ebbero subito un grande successo, in quanto potevano essere utilizzati da coloro che volevano sapere l’ora senza, per questo, mancare di rispetto al loro ospite. Infatti, a quei tempi, era considerato poco conveniente, durante una conversazione, estrarre l’orologio dal taschino per visualizzare l’orario. 

Breguet n. 611. Piccolo orologi à tact, diametro di 5,2 cm. Cassa in oro smaltato blu, freccia tempestata di diamanti, elementi da “tastare” costituiti da grandi diamanti rotondi. Quadrante in argento. Scappamento a cilindro di rubino. Venduto a Giuseppina Bonaparte il 18 febbraio 1800.

Arriviamo, infine, all’ultimo nato, il Tradition 7047 in platino, in cui è impiegata la nuova spirale Breguet in silicio (questa collezione richiama esteticamente la costruzione dei movimenti originali di Breguet, disponendo frontalmente, a vista, il treno del tempo e utilizzando anche, evidentemente aggiornati, dispositivi brevettati dal Maestro, come il “parachute”). La sua particolarità, oltre a garantire i vantaggi legati al materiale, ossia l’insensibilità ai campi magnetici, la notevolissima resistenza agli urti e alla corrosione, è quella di presentare la famosa curva terminale Breguet: il silicio non è malleabile come un metallo, e per ottenere una curva finale “a coda” che si innalza dalla spirale è stato necessario reinventare tutto il processo produttivo. Una prodezza che si associa, come detto, in un’architettura propria dei tourbillon da tasca originali del maestro di Neuchatel, alla presenza del tourbillon e alla trasmissione mediante fuso e catena: questa, collegata al bariletto, permette di disporre di una forza costante durante tutta la marcia dell’orologio. Il movimento meccanico manuale, rivestito da una lega speciale di metalli color antracite, ha ottenuto diversi brevetti, riguardanti il bilanciere in titanio, la spirale in silicio e l’indicazione della riserva di marcia, posta direttamente sul bariletto.

Tradition Breguet, Tourbillon “a fuso e conoide” con spirale Breguet in silicio (2010), ref. 7047. Cassa in platino e quadrante argenté decentrato dall’estetica classica dei modelli della Maison. Trasmissione mediante fuso e catena al fine di mantenere costante l’energia durante la marcia dell’orologio. Gabbia del tourbillon rivestita con una lega affine al platino e con ponte superiore in titanio. Indicazione della riserva di carica sul tamburo del bariletto. 
Breguet n. 1320 (1804). Orologio con ripetizione dei quarti “à toc” fabbricato per il mercato turco. Cassa in oro smaltato e quadrante in smalto con cifre turche: la firma è collocata sotto il 6.

Gli amanti dell’orologeria possono star tranquilli: Breguet continua a lasciare il segno…  nel vero senso della parola perché il Maestro amava apporre sui propri orologi la firma, in qualche caso, segreta in posizioni e con modalità non univoche. Cominciando dai quadranti in smalto più antichi, la firma veniva sempre posta appena sopra il 6 (le differenze nei caratteri erano da imputare ai diversi artigiani che eseguirono il quadrante); in quelli in smalto più recenti (ad es. i Souscription) la troviamo sotto il 6. Rimanendo sempre sui quadranti in smalto, il Maestro di Neuchatel prevedeva una firma segreta, eseguita con un pantografo, sotto il 12: nei Souscription, oltre alla firma, è riportata la denominazione dell’orologio ed il numero di serie (in altre tipologie di segnatempo solo la firma o firma/numero). Nei quadranti in metallo rifiniti guilloché Clous de Paris, le firme possiamo trovarle sia all’interno che all’esterno del giro delle ore. Anche per questo tipo di quadranti, Breguet aggiungeva una sigla segreta, sempre mediante pantografo: era collocata su entrambi i lati del “12” (doppia firma) e si componeva della firma vera e propria e del numero di serie (in caso di quadrante troppo piccolo era riportata solo la firma). Infine, sui cronometri da marina, la firma dipinta in nero era posta al centro, ai due lati del punto di tangenza tra il quadrantino delle ore e quello dei secondi.    

Breguet n. 3066 (1818). Orologio con ripetizione dei semiquarti. Cassa in oro, quadrante in argento trattato guilloché: la firma è posta al di sopra della fascia satinata delle ore.
Classique Grande Complication Ripetizione Minuti (ref. 7637, 2009). Cassa in oro bianco, meccanico manuale, indicazione delle 24 ore e dei piccoli secondi: si noti la firma segreta collocata su entrambi i lati del “12”.



Da circa 25 anni, giornalista specializzato in orologeria, ha lavorato per i più importanti magazine nazionali del settore con ruoli di responsabilità. Freelance, oggi è Watch Editor de Il Giornale e Vice Direttore di Revolution Italia

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