LVMH Watch Week a Dubai

Per la prima volta, da più di una decade, l’anno orologiero non si apre con il Salone di Ginevra, spostato a fine aprile. Un ruolo che, nel 2020, è stato assunto dai brand orologieri del Gruppo LVMH: Bulgari, Hublot, TAG Heuer e Zenith, si sono dati appuntamento a Dubai lo scorso 13 gennaio, per presentare le loro strategie nel breve-medio termine e un’importante  selezione di novità, che completeranno, ovviamente, a Baselworld il prossimo maggio.          

L’orologeria apre a Dubai, ufficialmente, l’anno 2020, in virtù dell’evento organizzato dai brand di settore del Gruppo LVMH, ossia Bulgari, Hublot, TAG Heuer e Zenith, lo scorso 13 gennaio. Uno spazio temporale lasciato libero dallo spostamento del Salone di Ginevra, ora chiamato Watches & Wonders, alla fine di aprile. Come noto, i marchi orologieri LVMH, organizzavano a Ginevra, durante il Salon International de la Haute Horologerie, un’esposizione in cui anticipavano alcune novità dell’anno, per completare, poi, la presentazione a Baselworld, capitalizzando la presenza in quel periodo, nella capitale elvetica del segnatempo, di dettaglianti, collezionisti, media e appassionati, provenienti da tutto il mondo. Un’”abitudine” che il gruppo LVMH ha volto mantenere anche nel 2020, ma in modo assolutamente indipendente da altri avvenimenti, spostando la logistica a Dubai, specificamente, presso il Bulgari Resort della nota città degli Emirati Arabi. Il motivo, condiviso dai quattro CEO, è stato principalmente, che la posposizione di Baselworld all’inizio di maggio non sarebbe stata virtuosa e funzionale all’ottimizzazione dei consolidati rapporti commerciali con i partner in tutte le aree di mercato, mentre la scelta di Dubai dipende dalla notevole incidenza sul fatturato globale del business generato dai Paesi degli Emirati Arabi. Vediamo ora, quali sono stati i commenti,  le impressioni, e soprattutto, quali saranno le strategie dei quattro brand in questo 2020, secondo quanto esplicitato dai quattro CEO durante le giornate di Dubai.    

Stéphane Bianchi, responsabile della LVMH Watch Division e CEO di TAG Heuer
TAG Heuer, Carrera 160 Years Silver Limited Edition, edizione limitata a 1.860 esemplari. In acciaio da 39 mm, automatico (calibro di manifattura Heuer 02).

Stéphane Bianchi, a partire dalla fine del 2018, è il responsabile della Divisione orologiera del Gruppo LVMH, nonché CEO di TAG Heuer. Durante le presentazioni di Dubai, Bianchi ha sottolineato di voler introdurre, quest’anno, una nuova piattaforma progettuale basata sulla passione per l’azione, sulla cura della performance e, ovviamente, sull’avanguardia, focalizzando le partnership sugli sport motoristici e su quelli individuali, ed interrompendo alcune collaborazioni in essere, quali ad esempio, quelle con le leghe calcio in Germania e in Spagna. Uno spirito anticonformista che si manifesterà su nuovi prodotti e strategie distributive e di marketing innovative. Una linea che verrà sostenuta anche da un nuovo sito, studiato per supportare in modo ancora più approfondito, gli obiettivi commerciali e in ambito digitale. Questo comporterà l’apertura di nuove boutique, la riduzione dei punti vendita concessionari tradizionali e, in generale, la revisione degli equilibri distributivi. Entrando nello specifico operativo, TAG Heuer, nel 2020, festeggia i 160 anni dalla fondazione, che celebrerà puntando sul suo prodotto commercialmente più iconico e performante, tra i cronografi sportivi, ossia il Carrera: a Dubai, infatti, la Casa ha lanciato un’edizione limitata in 1860 esemplari, denominata 160 Years Silver Limited Edition, ma diverse nuove varianti della collezione verranno svelate a Baselworld. In tal senso, Bianchi ha sottolineato più volte che quest’anno, TAG Heuer darà seguito concretamente al proposito di rendere immediatamente disponibile il prodotto al momento della presentazione, ritenendo assurdo e controproducente per i mercati, attendere anche più di sei mesi per poterlo gestire in sell out. TAG Heuer può vantare un posizionamento di prezzo alla base della piramide dell’haut-de-gamme orologiera, estremamente attraente per il pubblico più giovane, ma l’influenza degli smartwatch su questo tipo di utenza imporrà alla Maison di continuare ad aggiornare la tecnologia del suo Connected e ad implementarne la distribuzione.      

Ricardo Guadalupe, CEO di Hublot
Hublot, Big Bang Integral, nella versione in titanio da 42 mm. Bracciale integrato in titanio. Movimento automatico di manifattura, calibro Unico HUB1280.

Con grande orgoglio, Ricardo Guadalupe, CEO di Hublot (parte del Gruppo LVMH dal 2008), ha evidenziato come la Maison abbia aumentato, ad oggi, la capacità produttiva a 60.000 pezzi l’anno. Un’impresa, se si considera che nel 2004, quando Jean-Claude Biver assunse il ruolo di Amministratore Delegato, il brand navigava nell’anonimato dopo i fasti degli anni ’80, derivati dall’idea strutturale di successo del fondatore Carlo Crocco. Fu, poi, l’esplosione, nel vero senso della parola, del modello Big Bang nel 2005 a lanciare la Maison nell’olimpo dell’haut-de-gamme orologiera, puntando, con grande creatività, sul DNA dell’orologio Hublot, ossia la sua “art of fusion”, mescolando materiali, inventandone e brevettandone degli altri, per abbinarli al comfort del cinturino in caucciù: oggi, il 95% degli orologi prodotti si allacciano al polso mediante cinturini in caucciù o rivestiti in caucciù. Proprio per questo, ha fatto notizia il lancio, a Dubai, del Big Bang Integral, un Big Bang accompagnato, per la prima volta, da un bracciale in metallo integrato, nelle versioni in titanio, oro e ceramica. L’obiettivo ambiziosissimo di Guadalupe è di raggiungere, con i modelli braccialati, il 20% delle vendite in tre anni, ma l’idea di base è quella di implementare un segmento e una tipologia di proposta che non vede Hublot tra i protagonisti di mercato. Il CEO (per regolamento interno del Gruppo, non sono comunicati i dati di fatturato) ha posto l’accento, peraltro, anche sul complesso momento di mercato che ha visto la Casa di Nyon passare da una crescita in doppia cifra percentuale nel 2018, ad un’altra, ma a singola cifra percentuale nel 2019, risultato su cui ha inciso fortemente la crisi politica di Hong Kong. Guadalupe è, comunque, convinto che il brand è solido e saprà reagire positivamente. A conferma di questo, il CEO ha dichiarato che, entro i prossimi dieci anni, la Casa potrà riuscire a produrre fino a 80.000 esemplari l’anno, individuando questo quale limite massimo. 

Jean-Christophe Babin, CEO di Bulgari
Bulgari, Serpenti Seduttori Tourbillon in oro bianco, da 34 mm con cassa incastonata “a neve”. Movimento manuale di manifattura con tourbillon, da 22 x 18 mm (spessore di 3,65 mm). 

Bulgari, negli ultimi dieci anni ha compiuto passi da gigante, grazie alla sua straordinaria vena creativa guidata, nel segmento orologiero, da Fabrizio Buonamassa, a forti investimenti nello sviluppo e organizzazione delle strutture componenti la sua filiera produttiva manifatturiera e, infine, al focus sul modello ultrapiatto, che l’ha portata ad ottenere cinque record mondiali, ultimo dei quali, è quello ottenuto dall’Octo Finissimo Chronograph GMT Automatic (3,3 mm di spessore del movimento e 6,9 mm l’altezza dell’orologio in titanio). Perfettamente integrata, dunque, nell’haut-de-gamme contemporaneo delle lancette, tanto che Jean-Christophe Babin, CEO della Casa romana, ricorda sempre, e lo ha fatto anche in questa occasione, che, durante l’ultima decade è avvenuta, a livello di prodotto, una vera e propria rivoluzione, premendo l’acceleratore su di un design dalla forte caratterizzazione e dall’inoppugnabile originalità, abbinato al top della tradizione tecnica elvetica all’interno di uno schema manifatturiero: tutti i modelli, ora core business dell’orologeria Bulgari, sono stati lanciati in quest’ultimo decennio. Un occhio di riguardo assoluto, considerato l’heritage della Casa, è destinato al pubblico femminile e, infatti, anche a Dubai non sono mancate importanti novità, come il Serpenti Seduttori Tourbillon, alimentato dal più piccolo calibro tourbillon attualmente sul mercato e il Diva’s Dream Minute Repeater Malachite, dotato di un meccanismo a ripetizione minuti da record in altezza (3,12 mm). Sul versante Octo, durante la kermesse di Dubai, Bulgari ha introdotto il Finissimo Minute Repeater in oro rosa, e il Finissimo Automatic (calibro Bulgari 138), in tre versioni, ossia  oro rosa, ceramica e, per la prima volta, acciaio, al fine di ampliare lo spettro di utenza (molti sono i potenziali clienti che scelgono, in primis, l’acciaio). Una certa preoccupazione è emersa in Babin, osservando il rallentamento del business orologiero rispetto ai settori della moda e dei gioielli. Il CEO di Bulgari considera urgente abbandonare l’impiego eccessivo del prodotto vintage e sollecita, al fine di attrarre le nuove generazioni, un forte lavoro di refresh dei brand.  

Julien Tornare, CEO di Zenith
El Primero A384 Revival (automatico, calibro El Primero 400), in acciaio da 37 mm, quadrante laccato bianco con contatori neri

Julien Tornare, CEO di Zenith è ben consapevole di essere, in termini di fatturato (in quanto all’heritage, come noto, con i suoi 155 anni di attività, è tra i marchi più rappresentativi dell’eccellenza della tradizione svizzera), ben alle spalle dei “colleghi” nel Gruppo LVMH, e che la crescita della Maison di Le Locle, non possa più essere rimandata. E sembra essere sulla buona strada perché, nel 2019, il turnover è aumentato in doppia cifra, in virtù di una forte attività mirata a stimolare il sell out, piuttosto che il sell in: un dato corroborato anche dall’incremento produttivo annuale che ha portato alle attuali 23.000 unità. Si tratta di un percorso costruito, evidentemente, sul prestigio del movimento cronografico automatico El Primero, lanciato nel 1969, una pietra miliare per tutti gi appassionati, tanto che la Maison, a Dubai, sulla scia delle celebrazioni del 50° anniversario, lo scorso anno, ha presentato una versione Revival del famoso A384, il primo modello equipaggiato con l’El Primero, dal classico design “seventies”, e completato dalla rivisitazione del celebre bracciale “effetto scala” disegnato all’epoca da Gay Frères. Ma Tornare ha ben presenti le esigenze attuali e l’errore di guardarsi troppo allo specchio dimenticando i gusti di un pubblico in evoluzione, e così ecco una serie di novità targate Defy, con focus particolare sul Defy 21 (equipaggiate con il movimento dotato di due scappamenti, uno riguardante la base tempo e funzionante a 36.000 alternanze/ora e l’altro relativo esclusivamente alla cronografia e operativo a 360.000 alternanze/ora, tale da garantire una misurazione a 1/100 di secondo), con versioni derivate dalla partnership con Land Rover (in titanio) e con Carl Cox (in fibra di carbonio), celebre dj e produttore musicale. Un concept declinato anche al femminile, con la nuova linea Defy Midnight, dal bracciale integrato. Importanti ampliamenti di gamma anche per la consolidata collezione Elite, in veste Classic e Moonphase, proposta su varianti da 36 mm per lei e 40,5 mm per lui. Last but not least, non potevano mancare, come ispirazione al proprio passato, i Pilot Type 20, automatico e cronografo, denominati Rescue. Insomma, come afferma il claim della Maison, “è tempo di puntare alle stelle”, e Zenith ha fissato l’obiettivo nel mirino, senza dimenticare la crescente influenza delle iniziative eco-sostenibili nell’orologeria, ormai un argomento di vendita a tutti gli effetti.     

Defy Midnight, in acciaio da 36 mm con brillanti sulla lunetta, quadrante in madreperla sfumata, movimento automatico di manifattura (calibro Elite 670 SK). 



Da circa 25 anni, giornalista specializzato in orologeria, ha lavorato per i più importanti magazine nazionali del settore con ruoli di responsabilità. Freelance, oggi è Watch Editor de Il Giornale e Vice Direttore di Revolution Italia

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